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Ulisse da...Baghdad

 
Come sempre ho letto volentieri, ed ho apprezzato, un libro di Eric-Emmanuel Schmitt. Ho letto Ulisse da Baghdad (Edizioni E/O, 2010), un romanzo dedicato al problema dell’immigrazione clandestina. Ancora una volta con dolcezza, un po’ di ironia e di malinconia, ma sempre con un linguaggio semplice e immediato, Schmitt racconta il viaggio di Saad Saad per fuggire dall’Iraq post guerra e post Saddam Hussein, un novello Ulisse alla ricerca di una nuova patria e di un nuovo amore attraverso diversi Paesi, diverse tradizioni e diverse sensibilità.  Arriverà alla fine in Inghilterra dopo varie peripezie raccontate con grande umanità dall’autore. 
 
Scrive Schmitt “Vede, fintanto che le frontiere esistono bisogna rispettarle e farle rispettare. Ciò non toglie che abbiamo tutto il diritto di chiederci perché esistono. Riteniamo che siano una buona soluzione ai problemi umani? Pensiamo che tracciare dei confini sia veramente l’unico modo perché gli uomini possano vivere insieme?”. 
 
Ma pure profonde queste righe che ci fanno riflettere su questo problema che tante volte ha toccato il nostro Paese “l’unico vocabolo che ormai mi definisce è clandestino. Già parassita mi ferirebbe meno. O profittatore. O magari imbroglione. Invece no: clandestino. Non appartengo ad alcun paese, né a quello da cui sono scappato né a quello che voglio raggiungere, e ancora meno a quelli che sto attraversando. Clandestino. Solo clandestino. Benvenuto in nessun luogo. Straniero dappertutto”. 
 
Buona intensa lettura.

Ultimo aggiornamento ( Lunedì 17 Dicembre 2012 20:52 )

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