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Il parco che non c'è

Uscito sul settimanale Carta - Estnord n. 13 - 2007

Ultimamente, salvo rare eccezioni, pochi sono intervenuti riguardo il tema assai importante e attuale della gestione ecologica della Laguna di Venezia. Gestione ecologica dell’ambiente lagunare in quanto uno dei prossimi problemi veneziani sarà proprio quello di “gestire” unitariamente l’ambiente lagunare nel rispetto della storia, della cultura e della identità dei luoghi.
Il circolo veneziano dell’associazione ambientalista VAS ha da poco pubblicato un volume in merito, dal titolo eclatante “Storia di un parco che non c’è” edizione Supernova 2007, che ricorda decenni di discussioni e polemiche politiche e sociali riguardo la realizzazione del parco naturale e culturale della Laguna di Venezia, parco previsto dalla pianificazione urbanistica di vario livello ma mai realizzato.
La questione “ecologica” della Laguna di Venezia occupa una parte importante della storia ambientale contemporanea.
Come ho scritto nel mio saggio che apre la pubblicazione suddetta, ancora nel 1962, in occasione della Conferenza MAR organizzata a Saint Maries De La Mer in Provenza dall’IUCN (International Union for Nature Conservation) con la collaborazione dell’ICBP (International Council for Bird Preservation) e dell’IWRB (International Waterfowl Research Bureau), veniva prodotto un rapporto per il recupero e la conservazione delle zone umide temperate. Per l’Italia figuravano, fra le aree considerate di maggiore importanza, le Lagune di Venezia e Caorle e le valli del delta del Po. Questo rapporto è considerato il primo grande appello internazionale per la tutela e la salvaguardia delle aree umide del Veneto.
Nel 1969, il cosiddetto “Progettone”, rapporto preliminare al programma economico nazionale 1971/75, elaborato dal Ministero del bilancio e della programmazione economica, riportava un elenco dei parchi e delle riserve naturali di preminente importanza nazionale. Tra le 86 zone, al numero 18, figuravano le lagune venete e di Caorle.
Nel 1971, il 2 febbraio, a Ramsar in Iran, veniva firmata da numerosi paesi tra cui l’Italia, una convenzione internazionale in materia di zone umide. La Convenzione di Ramsar divenne esecutiva in Italia nel 1976 tramite Decreto del Presidente della Repubblica firmato il 13 marzo 1976. I due obblighi principali sottoscritti dai governi firmatari della convenzione sono: indicare almeno una zona umida di importanza internazionale nella “Lista di zone umide di importanza internazionale” e “utilizzare in modo saggio” (wise use) tutte le zone umide del territorio nazionale a prescindere dalla loro inclusione nella Lista. Attualmente hanno aderito alla Convenzione 130 Stati che complessivamente hanno incluso nella Lista oltre 1000 zone umide e molti di questi stati hanno adottato piani nazionali per garantire un “uso saggio” delle loro zone umide. Venezia e la sua Laguna è stata riconosciuta nel 1987 parte del patrimonio dell’umanità ai sensi della Convenzione del Patrimonio Mondiale, amministrata dall’UNESCO, anche se gran parte dell’attenzione è stata dedicata specialmente alla componente culturale piuttosto che naturale. Attualmente solo una piccola frazione della laguna (chiamata nella lista ufficiale Ramsar: “Laguna di Venezia: Valle Averto” con una superficie di 500 ettari che include l’oasi del WWF e la valle da pesca circostante) è stata designata sito Ramsar nel 1989.
Ancora, nel 1974 in occasione della “5a Conferenza internazionale sulla conservazione delle zone umide e degli uccelli acquatici” tenutasi a Heilingenhafen, l’IWRB indicava i criteri di identificazione delle zone umide di importanza internazionale e successivamente nel 1980, riferendosi alle suddette caratteristiche, compilava un elenco generale riguardante 22 Paesi dell’Europa occidentale e dell’Africa nord-occidentale, dove in Italia venivano identificate 49 zone fra le quali la Laguna di Venezia, di Caorle e le Valli del Delta del Po.
La Provincia di Venezia, il 3 marzo 1998, deliberava di promuovere tutte le iniziative opportune per ottenere il riconoscimento di “zona Ramsar” per la laguna di Venezia promuovendo, contestualmente, la Provincia di Venezia, quale Ente pubblico territoriale competente nell’adozione di programmi di gestione e nelle azioni di tutela conseguenti a tale riconoscimento. Il Ministero dell’Ambiente con nota del 3 giugno sempre del 1998, chiedeva al Presidente della Regione Veneto, anche con un ulteriore sollecito nel marzo del 1999, un parere in merito alla possibilità di riconoscere “zona Ramsar” l’intera laguna veneziana. Tale domanda non ha ancora ricevuto alcun riscontro.
Bisogna evidenziare che, da molti anni a partire dalla fine degli anni ‘90, numerose indagini e censimenti sull’avifauna, grazie anche alla sensibilità della Provincia di Venezia, indicano chiaramente che la Laguna di Venezia è una delle zone umide più importanti in Italia per gli uccelli acquatici durante il periodo invernale, le migrazioni e la stagione riproduttiva. La Laguna di Venezia rientra abbondantemente nei parametri previsti dalla Convenzione Ramsar.
Come appare evidente, essere una zona umida di importanza internazionale, non basta per rivendicare un parco.
Nel 1983, su iniziativa del compianto assessore all’ambiente del Comune di Venezia Gaetano Zorzetto, si costituiva una commissione tecnico-scientifica con il compito di redigere una proposta di parco della laguna di Venezia. Della commissione facevano parte tecnici degli assessorati competenti del Comune, della Provincia, della Regione, il comprensorio, il Magistrato alle Acque, i presidenti nazionali di Italia Nostra e WWF Giorgio Lucani e Fulco Pratesi, il coordinatore nazionale della Commissione parchi Franco Tassi. Grazie all’intesa raggiunta fra urbanisti, naturalisti, biologi, ingegneri, la commissione concludeva in un anno il suo lavoro.
Ne usciva un progetto di costituire un Ente parco della laguna di Venezia con giurisdizione su tutto il bacino lagunare, comprensivo di ampie aree di gronda e dei litorali. Poiché nella laguna coesistono straordinarie bellezze artistiche e un ineguagliabile patrimonio naturalistico, il parco naturale diveniva efficacemente pure un parco culturale. Il tipo di parco più adatto per la laguna di Venezia, secondo la commissione, era quello dove, accanto a caratteristiche naturali ed ecologiche di altissimo valore, erano presenti valori antropici, artistici e storici assolutamente insostituibili. Secondo Zorzetto questa scelta era scientificamente corretta e consentiva di risolvere ragionevolmente, con una normativa differenziata, i problemi connessi all’esistenza nel parco di aree molto urbanizzate.
L’obiettivo generale era quello di avviare un progetto di recupero dell’ecosistema lagunare tutelandone i caratteri costitutivi come le dune, le barene, le aree di transizione, le acque. Ma l’idea di parco voleva rilanciare la pesca in laguna, le attività tradizionali, un nuovo turismo lagunare, creare nuove fonti occupazionali per gli abitanti.
Va segnalato che tale proposta trovava consenso anche in quelle categorie, albergatori e commercianti, spesso scettici, per non dire contrari, a tali iniziative.
Grazie alla pressione delle forze ambientaliste e di parte dell’opinione pubblica veneziana, il Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC), approvato nel 1991, includeva la Laguna di Venezia tra gli “ambiti per l'istituzione di parchi e riserve naturali regionali”, e prevedeva la formazione di un “piano di area” relativo alla Laguna e all’entroterra di Venezia.
Successivamente, il Consiglio Regionale del Veneto approvava contestualmente al Piano d’Area relativo alla Laguna, il noto Palav, un Ordine del Giorno in cui si affermava l’assoluta necessità di arrivare in tempi brevi all’istituzione del parco della Laguna di Venezia. L’ambito dell’istituendo Parco della Laguna di Venezia e Chioggia doveva coincidere in linea di massima con l’area determinata dalla Conterminazione lagunare (Provvedimento n. 1091 del 7 marzo 1995).
Sempre in questi anni, precisamente a partire dal 1996, il prof. Virginio Bettini aveva avviato la costituzione di un Comitato promotore per una legge di iniziativa popolare finalizzata all’istituzione di un parco della laguna di Venezia e Chioggia. Al Comitato di Bettini aderivano varie associazioni e rappresentanti del mondo accademico. Nei sei mesi a disposizione vennero raccolte più di 6000 firme di adesione all’iniziativa, tra le quali quella dell’allora Sindaco di Venezia Massimo Cacciari. Le firme vennero depositate presso il Consiglio Regionale Veneto il 9 ottobre 1997. Anche in questo caso l’iniziativa non ebbe successo.
Infine la Giunta Comunale veneziana di centrosinistra guidata dal Sindaco Paolo Costa, su proposta dell’assessore all’ambiente Paolo Cacciari, con Atto di indirizzo n. 77 del 30 ottobre 2002, si assumeva l’impegno di far nascere il Parco della Laguna Nord.  Precisamente si leggeva nell’Atto di indirizzo che “la Giunta comunale si impegna (…) ad effettuare tutte le azioni necessarie alla costituzione di un Parco di Interesse locale ai sensi della L. R. 40 del 16 Agosto 1984 nell’area della Laguna Nord e a predisporre tutti gli atti necessari a rendere coerenti in tale prospettiva gli strumenti urbanistici vigenti nell’area (…) ad effettuare tutti gli atti necessari allo scopo di costituire l’Ente Parco per la gestione politico-amministrativa del parco della Laguna”.
Tre mesi dopo, il Consiglio comunale approvava la costituzione dell’Istituzione “Parco della Laguna” il cui scopo era la tutela e la valorizzazione ambientale e socioeconomica della Laguna Nord di Venezia, sulla quale l’Amministrazione comunale intendeva istituire un Parco di “interesse locale”, ai sensi della citata L.R. 40/1984.
Il 13 settembre 2004 con deliberazione n. 107, in ottemperanza dell’art. 27 della citata L.R. 40/1984, che riteneva necessario per istituire un Parco regionale di Interesse Locale, che l’Amministrazione Comunale individuasse l’area protetta nello strumento urbanistico generale delimitando l’ambito territoriale destinato a Parco, il Consiglio Comunale di Venezia adottava la Variante al PRG per la laguna e le isole minori, definendo il perimetro proposto per il futuro Parco e introducendo le misure temporanee di salvaguardia valide fino all’istituzione dello stesso.
Inoltre, la stessa Variante, prendeva atto dell’esistenza, nell’ambito di applicazione del medesimo strumento di pianificazione, di “siti di importanza comunitaria” (SIC) e di “zone di protezione speciale” (ZPS),  per cui avviava la definizione di una specifica disciplina.
Purtroppo però il Piano Ambientale del parco, previsto dalla Variante, non ha fatto alcun passo avanti e l’attuale Giunta Cacciari non sembra molto interessata a riprendere in mano la questione del parco lagunare.
Oggi il parco sembra molto lontano da realizzarsi.
E’ difficile quindi, da una lettura attenta di quanto appena descritto, non essere presi da un certo scoramento, da una stanchezza da “militante”, nel constatare quante cose dette non siano state fatte, quante cose evidenziate non abbiano trovato immediato riscontro concreto, quante precise indicazioni scientifiche non abbiano trovato adeguato riscontro politico.
Malgrado tutto, comunque un’associazione ambientalista, una pubblicazione e molta passione provano a riaprire un capitolo che sembra chiuso.

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