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La Cecità di Saramago...

Cecità (Einaudi, 1996) è un bel libro del premio Nobel per la letteratura portoghese José Saramago. Consigliato da un amico, l’ho letto con attenzione ed interesse in quanto era da tempo che volevo leggere un libro di Saramago.

Il libro racconta la storia di una mai nominata cittadina di un mai nominato Paese che viene colpito da una epidemia che rende tutti ciechi. Tute le persone che presto vengono contagiate inspiegabilmente vedono tutto bianco. Un gruppo di persone, guidate da un medico oculista fra i primi ad essere contagiato e da sua moglie non contagiata ma che finge di esserlo per stare con il marito, vengono rinchiuse dal “Governo” in un manicomio assieme ad altre persone in quarantena. All’inizio vengono assistiti almeno nel cibo mentre tutte le stanze del manicomio si riempiono di ciechi visto che l’epidemia si diffonde ovunque, poi abbandonati  completamente anche perché ormai l’intera umanità perde la vista.  L’unica a vedere e a guidare il gruppo di ciechi protagonisti del libro sarà la moglie del medico. All'interno del manicomio, inoltre, un gruppo di ciechi (i "ciechi malvagi") s'impossessa di tutte le razioni di cibo provenienti dall'esterno per poter ricattare gli altri malati e ottenere potere e altri vantaggi, compresi rapporti sessuali con le donne. Si crea una situazione disumana, ben descritta dalla moglie del medico, il resto non ve lo racconto per non disturbare la vostra “eventuale” lettura del libro.
Un libro intenso, a volte inquietante, scritto in modo impersonale dove l’autore ci fa riconoscere i personaggi  non dai nomi ma, ad esempio, dagli oggetti che portano: “la ragazza dagli occhiali scuri”, “il vecchio dalla benda nera”.  L’autore denuncia la “cattiveria” raggiunta dall’umanità, la mancanza di solidarietà e il trionfare della indifferenza fra gli uomini.
“Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo, non vedono”
(La moglie del medico)
Un libro anche duro, come nelle pagine ove viene descritto lo stupro di gruppo che lascia poco spazio all’immaginazione.
Il finale dona un po’ di speranza. La figura della moglie del medico, la “guida” vedente in questa disumanità e la donna “con gli occhiali scuri” sono i due personaggi per me più coinvolgenti nell’insieme dell’opera.

Ultimo aggiornamento ( Mercoledì 16 Gennaio 2013 15:55 )

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