Uscito su TERRA NORDEST il 27 luglio 2010 

A Venezia si è tornati a parlare di Legge Speciale. Merito del Governo Berlusconi che ha dato la delega al Ministro Renato Brunetta di lavorare per la costruzione di una nuova legge che affronti le diverse problematiche che affliggono oggi la città lagunare.

Il Ministro si è dato da fare e ha incontrato ovviamente il Sindaco Orsoni e diversi attori sociali e politici della città e pure gli ambientalisti di Italia Nostra che, storicamente, furono tra i primi dopo l’alluvione del 1966 a lavorare per l’emanazione di un provvedimento speciale per la città. I temi che si affrontano sono diversi: il rilancio socio-economico della città, il rilancio di Porto Marghera e relative bonifiche, le nuove prospettive del Porto di Venezia, la questione trasporti e sublagunare, l’Arsenale, i fondi per il restauro della città mentre meno peso, almeno nel dibattito, rispetto alle leggi speciali “storiche”, hanno le opere idrauliche alle bocche di porto ormai decise e in avanzato stato di realizzazione. Varrebbe la pena ricordare che l’idea di una nuova Legge speciale per Venezia non è propriamente nuova, negli anni ’90 durante il primo Governo Prodi furono depositati numerosi disegni di legge in merito dai diversi deputati e senatori che potrebbero essere tranquillamente ripresi e, alcuni, ricordo quelli del Senatore verde Giorgio Sarto e di Sauro Turoni, parlavano anche espressamente di Parco lagunare come elemento nuovo di controllo e sviluppo sostenibile della laguna. Più persone e realtà economiche o associative, come la stessa Italia Nostra, si sono chieste se serve davvero oggi una nuova Legge speciale per Venezia. Difficile dare una risposta. Una nuova legge speciale sarebbe utile se ad esempio risolvesse definitivamente il problema della frantumazione delle competenze nella laguna di Venezia, se individuasse un ente o autorità in grado di governare in modo unitario la laguna veneziana: il fallimento dell’ente comprensoriale previsto dalla legge speciale 171/1973 o dell’autorità di bacino prevista dalla legge 183/1989 sono esempi storici purtroppo negativi che non fanno ben sperare. Ma servirebbe forse innanzitutto recuperare quello spirito politico unitario sui grandi problemi veneziani, che permetteva di agire in modo armonioso nella consapevolezza dell’importanza storica che ogni decisione su Venezia aveva, quel modo di far politica, soprattutto in consiglio comunale di Venezia negli anni ’70 e ’80, spesso trasversale sulle problematiche della città e della sua laguna. Trasversale a tal punto che portava non raramente a votazioni unanimi e al superamento di schieramenti e pregiudizi. Quelle atmosfere oggi sono lontane anni luce e, forse per questo, una nuova Legge Speciale per Venezia oggi dividerebbe più che unire e pertanto non avrebbe senso.

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