Intervento uscito su TERRA NORDEST il 10 novembre 2010
Mentre l’emergenza in alcune zone del territorio veneto non è ancora finita, abbiamo posto alcune domande all’ingegnere Antonio Rusconi già Presidente dell’Autorità d Bacino dell’Alto Adriatico e attualmente docente di assetto idrogeologico all'Università Iuav di Venezia.
1. Ing. Rusconi, possibile che a ogni autunno si ripresentino tutte queste emergenze nel territorio italiano ? Piove di più o il territorio è più vulnerabile?
Da diversi anni ormai viene denunciato lo stato generale di rischio idrogeologico in cui si trova il nostro Paese, in ogni periodo dell’anno, in ogni angolo del nostro territorio. Abbiamo così imparato che soprattutto in autunno con sistematicità si ripetono soprattutto in Toscana e nel Nord-Est, gravissimi eventi alluvionali che mettono in ginocchio intere province con drammatiche conseguenze, in termini di vite umane e di danni alle infrastrutture, ai centri abitati, alle attività economiche.
Le cause e le responsabilità sono molte, ma tutte certamente imputabili all’uomo, non al Padreterno, né al clima; non sono solo recenti, e non vanno additate solamente a quest’ultima Amministrazione al governo, sia a scala locale e sia a scala nazionale. Non si può dire che piove di più, mentre sicuramente si deve riconoscere che è aumentato il rischio idrogeologico del territorio.
Si possono individuare tre categorie di cause del disseto idrogeologico. La prima è il disordine istituzionale. La seconda è la mancanza di pianificazione e di programmazione su cosa fare. La terza è la conseguente incertezza nel governo del territorio con il conseguente aumento del rischio idrogeologico.
La legislazione è certamente carente e quindi trova grande difficoltà nella sua applicazione. Siamo di fronte ad un vero e proprio disordine istituzionale. La materia è regolata dal Codice dell’Ambiente n. 152 del 2006, che in tema di difesa del suolo risulta inapplicata da quasi cinque anni, e che quindi non consente di dare avvio ad una aggiornata politica di riassetto idrogeologico e di governo delle acque. Non sono mai stati istituiti i previsti Distretti Idrografici, le vecchie Autorità di Bacino funzionano a singhiozzo, mentre numerose complesse realtà sono governate, in un perdurante stato emergenziale, da un Commissario governativo nominato dalla Protezione Civile (è il caso ad esempio della Laguna di Marano-Grado e di una parte del bacino scolante della laguna veneta). Da diversi anni ormai attendiamo invano una riforma legislativa della materia.
3. Vicenza e Padova e zone limitrofe sono state le più colpite dall'alluvione, perchè e cosa ora si può fare affinché tale emergenza non si ripeta?
Veniamo così alla seconda causa del rischio idrogeologico. Da decenni è risaputo che Vicenza è la città del Veneto a maggior rischio alluvioni. Va denunciato che, a vent’anni dalla legge 183 del 1989 sulla difesa del suolo, non è stato completato nessun piano di bacino. Nel Nord-Est l’Autorità di Bacino ha approvato alcuni piani stralcio, con l’indicazione degli interventi strutturali e non strutturali per la mitigazione del rischio idrogeologico. Ma i cosiddetti “PAI” (piani stralcio di bacino per l’assetto Idrogeologico), a dieci anni dal loro avvio, non sono mai stati conclusi. Siamo fermi ai “progetti di piano”, non condivisi dalle Comunità locali e privi di valutazioni ambientali. Le Regioni del Nord-Est, tranne il caso isolato del Livenza, non hanno ancora convocato le “conferenze programmatiche”, previste dalla Legge per la definizione del grado di rischio delle aree dichiarate a pericolo idrogeologico, con vaste zone dove non è stata nemmeno avviata la redazione dei PAI, previsti dalla legge fin dal 1998.
4. Gli ambientalisti denunciano che si è costruito troppo e male addirittura lungo le aste fluviali e che la manutenzione di fiumi è carente, cosa si sente di rispondere a queste affermazioni ?
Le gravi conseguenze di quanto ricordato hanno portato a diffuse situazioni di incertezza nel governo del territorio e di aumento del rischio idrogeologico. In assenza di un definito assetto istituzionale ed in assenza dei piani di bacino, ogni Amministrazione governa come può, o… come vuole, più o meno bene, navigando a vista. Gli Uffici Tecnici della Pubblica Amministrazione sono in continuo affanno, cercando di tamponare le falle, con gli esistenti strumenti normativi, vecchi e nuovi, spesso contradditori, e con finanziamenti a disposizione per la difesa del suolo sempre più esigui. Il Governo ricorre sistematicamente a interventi emergenziali di Protezione Civile, mentre la manutenzione sistematica ed ordinaria del territorio e delle reti idrauliche risulta assolutamente carente. Manca qualsiasi indicazione sia sulla scelta e sulla fattibilità dei risolutivi interventi strutturali di mitigazione del rischio, da decenni in discussione, sia sugli interventi non strutturali (regole, controlli, monitoraggi) per regolamentare l’uso del territorio, per frenare la pressione antropica sulle reti di drenaggio, per liberare le fasce di pertinenza delle vie d’acqua da ogni insediamento, per assicurare l’invarianza idraulica nella pianificazione urbanistica e in ogni puntuale intervento di urbanizzazione.
Purtroppo, per invertire la rotta, saranno necessari molti anni di difficile lavoro, ma si deve iniziare senza perdere un istante.
Ultimo aggiornamento ( Mercoledì 10 Novembre 2010 21:05 )