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Le politiche di salvaguardia: Prospettive e priorità

Uscito sulla rivista Verde Ambiente nel numero di marzo-aprile 1999

In questa fase di accesa discussione sia all’interno delle istituzioni e sia all’interno del mondo scientifico sulla Salvaguardia di Venezia, vorrei proporre alcuni elementi di approfondimento e di riflessione su alcuni dei maggiori temi ambientali che giocheranno un ruolo importante per Venezia nel prossimo futuro. Il “problema Venezia” non può risolversi esclusivamente con la difesa della città dalle acque alte, ne tanto meno con le polemiche sull’opportunità o meno di realizzare il progetto di chiusura delle bocche di porto, in realtà va ricordato che i problemi connessi alla salvaguardia di Venezia e della sua laguna sono molteplici e attendono soluzioni da anni. L’esigenza di aprire una nuova fase di confronto e di dialogo tra varie parti sociali e politiche, offre sicuramente oggi nuove possibilità alla soluzione concreta e indilazionabile di parte di queste questioni. Anche un recente documento di tre fra le principali associazioni ecologiste veneziane, Verdi Ambiente Società (VAS) - WWF - Forum per la Laguna - permette al dibattito di andare verso questa direzione.
La Laguna di Venezia è il risultato della conservazione di un “equilibrio dinamico” e del controllo dei processi naturali che tendono inevitabilmente a modificarla. Mentre però nella storia passata di Venezia, l’uomo ha mantenuto un rapporto di “equilibrio naturale” senza intaccare irreversibilmente la stabilità strutturale del sistema, in questo secolo l’equilibrio è stato decisamente alterato, con effetti tali da compromettere la funzionalità ecologica di un ambiente unico e delicato.
I principali nodi possono così essere riassunti :
• il dissesto idraulico e morfologico del bacino lagunare, con una erosione che si porta via dalla laguna stessa 1.000.000 di metri cubi di sedimenti ogni anno e la inevitabile trasformazione in braccio di mare dell’ecosistema lagunare, a seguito della realizzazione delle dighe alle bocche di porto. L’approfondimento dei fondali e delle sezioni dei canali lagunari, per necessità portuali, specialmente alla bocca di porto di Malamocco e lungo il Canale Malamocco-Marghera detto dei “Petroli”, ha provocato un effetto irreversibile di più veloce propagazione dei flussi di marea, per i maggiori volumi d’acqua entranti in laguna ;
• l’inquinamento del bacino scolante in laguna e l’ampliamento dell’area industriale di Porto Marghera con conseguente imbonimento di vaste aree di laguna nonché lo sviluppo di un polo industriale altamente inquinante ;
• l’artificializzazione del sistema ambientale agricolo e dei sistemi fluviali connessi idraulicamente al bacino lagunare ;
• l’eccessiva urbanizzazione di tutto l’entroterra lagunare e delle stesse isole e litorali con relativo aumento del rischio idraulico nel bacino idrografico comprendente la laguna e la terraferma provinciale quest’ultima, in alcune estese aree, collocata sotto il livello del mare.

Questi aspetti minano il fragile equilibrio dell’ecosistema lagunare e quindi vanno individuati gli indirizzi per politiche di gestione complessiva del territorio, puntando sulla compatibilità ambientale delle attività produttive, sulla riqualificazione di quelle esistenti, sulla salvaguardia attiva delle risorse ambientali e culturali, sulla tutela e valorizzazione ambientale. Inoltre la salvaguardia fisica e ambientale di Venezia e della sua Laguna non può essere solo esclusivamente orientata verso un’ottica ingegneristica, affidata unicamente ad azioni all’interno della laguna stessa o alle bocche di porto, ma deve essere il risultato di una pianificazione ecosistemica e di una gestione del territorio, che interagisca in modo complesso ed articolato su tutto il bacino idrografico, anche a monte della laguna, facendo delle politiche ambientali, il caposaldo della futura pianificazione e della riqualificazione socio-economica del territorio.
Sulla base di queste considerazioni, si possono, a mio avviso, delineare alcuni obiettivi prioritari rispetto le polemiche fra sostenitori e contrari al MO.S.E, il progetto di chiusura con paratoie mobile delle bocche di porto per fermare l’alta marea. Tali obiettivi sono :
• ripristino morfologico e funzionale dell’ecosistema lagunare, nella sua complessità e articolazione, rimozione delle cause principali di dissesto e di squilibrio idraulico e fisico al fine di evitare la trasformazione della laguna in braccio di mare ;
• disinquinamento della Laguna e del bacino scolante ;
• tutela delle risorse ambientali presenti nell’area umida lagunare e creazione di corridoi ecologici per il mantenimento della biodiversità tra le aree presenti nella pianura veneziana ;
• regolamentazione delle attività umane in laguna con particolare riferimento al traffico acqueo, causa di grave erosione e dissesto della struttura edilizia attraverso il fenomeno del “moto ondoso” ;
• razionalizzazione delle attività di pesca in laguna ;
• individuazione di politiche sociali e ambientali volte al recupero e tutela della laguna e alla valorizzazione dell’insieme delle comunità locali che insistono sul territorio lagunare ;
• bonifica di Porto Marghera e conseguente rilancio occupazionale attraverso attività strettamente legate alla riqualificazione ambientale del sito ;
• incentivazione, anche con finanziamenti statali ed europei, delle attività produttive artigianali a basso impatto ambientale e alto contenuto tecnologico. Determinazione di standard ambientali attraverso la Certificazione di Prodotto e dei Sistemi produttivi (Norme ISO 9000 e 14000, Regolamento EMAS) ;
• rivitalizzazione socioeconomica attraverso una diversificazione dell’offerta turistica e dei flussi turistici, attraverso la valorizzazione del patrimonio storico-culturale, attraverso il rilancio delle attività economiche tradizionali ;
• gestione alternativa del sistema portuale con graduale dismissione del traffico petrolifero e chimico e sviluppo del traffico passeggeri e del cabotaggio marittimo.

Ulteriore fondamentale obiettivo, sarà quello della salvaguardia fisica della città attraverso una continua opera di manutenzione complessiva (scavo dei rii, rialzo della pavimentazione, restauro delle fondazioni, bonifica degli impianti igienici) consentendo così maggiori possibilità e garanzie per chi vive e lavora a Venezia.
E’ evidente che in questo contesto, pure la polemica sulla necessità di chiusura artificiale delle bocche di porto assume un valore diverso e, probabilmente, articolazioni diverse che meriterebbero ulteriori approfondimenti probabilmente meno emozionali e ideologici.

Pure evidente infine la necessità di fermare l’esodo della popolazione dalla Città storica verso la terraferma, necessità oramai divenuta fondamentale al fine di dare un futuro sociale e civile a Venezia. Un futuro che nemmeno il MOSE o qualsiasi altro progetto, potrebbero dare alla città nel momento in cui essa stessa fosse privata della sua forza vitale interiore rappresentata da coloro che per anni l’hanno vissuta e rispettata nelle sue secolari regole naturali.

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