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Darsene, cavane e posti barca

Uscito sui Quaderni di Insula n. 12 - Anno IV Agosto 2002 "Il Popolo delle barche"

Lo sviluppo delle darsene e dei porticcioli turistici lungo la gronda lagunare può comportare una serie di problemi per l’ecosistema della Laguna di Venezia causando infatti un impatto sia sul territorio costiero e sia sulla morfologia lagunare a causa dell’inquinamento idrodinamico provocato dall’aumento del traffico acqueo. Da tempo ormai l’opinione pubblica e il mondo istituzionale hanno compreso che la problematica legata al fenomeno del moto ondoso generato dai natanti non riguarda solo il centro urbano di Venezia ma anche l’intera laguna solcata da natanti di varie stazze che spesso usano i canali lagunari come tragitti preferenziali per arrivare in mare aperto.
Va pure ricordato che attualmente sono molti i Comuni della gronda lagunare e, in genere, della Provincia di Venezia, che rivendicano la necessità di costruire darsene e porticcioli per dare una risposta alle crescenti domande di posti barca legate a un turismo, a dir la verità, quasi esclusivamente di tipo locale. Interessante appare pertanto ricostruire attraverso i dati attualmente a disposizione il numero delle infrastrutture per la nautica da diporto nella Laguna di Venezia e, in generale, nella Provincia di Venezia, con lo scopo di quantificare la pressione dei natanti all’interno della laguna stessa.
Il censimento degli impianti e attrezzature per la nautica da diporto nella Provincia di Venezia del 1997 realizzato dal Settore Pianificazione Territoriale Urbanistica della Provincia di Venezia permette, per quanto riguarda specificatamente le principali infrastrutture per la nautica da diporto entro o in prossimità della Laguna di Venezia, di evidenziare che la percentuale dei posti barca totali per comune in Laguna di Venezia, vede il Comune capoluogo con il 78%, quindi Chioggia con il 20%, Mira e Quarto d’Altino con l’1%. La percentuale invece del numero delle strutture per comune è pari al 65% nel Comune capoluogo, al 35% a Chioggia e praticamente 0% a Mira e Quartod’Altino.
L’analisi dimostra che le decisioni urbanistiche e territoriali del Comune capoluogo ma anche dei comuni minori della gronda lagunare riguardo le darsene, i porti turistici e relativi posti barca, hanno un impatto non indifferente sull’ambiente lagunare costiero.
Pertanto quanto mai opportuna è sembrata la scelta dello stesso Settore Pianificazione Territoriale Urbanistica della Provincia di Venezia di partire con la redazione, ormai in fase conclusiva, del Progetto Strategico per il Litorale della Provincia di Venezia al fine di razionalizzare e regolamentare la proliferazione di darsene lungo la gronda lagunare e la costa veneziana.
Ricordiamo infatti che solo all’interno della Laguna di Venezia sono previste nuove strutture da diporto nel Comune di Quarto D’Altino, località Portegrandi, con annesse strutture ricettive, a Tessera, zona aeroporto, a Mestre in località Montiron e alla foce del Dese con annesse strutture di rimessaggio anche se, in questo caso, il nuovo Piano urbanistico della Laguna di Venezia sembra ripensare la destinazione urbanistica di queste aree. Altre strutture sono previste nel comune di Campagna Lupia a ridosso di Valle Figheri e approdi “belvedere” sono previsti dal PRUSST “Riviera del Brenta” a Mira, località Punta Giare e, sempre nel Comune di Mira, il PRUSST prevede pure una darsena in località Sacca Pisani in prossimità della Cassa di Colmata A.
Nell’ambito del Progetto Strategico della Provincia sono state aggiornate le tabelle riguardo le infrastrutture da diporto del precedente censimento del 1997 che ha reso così possibile, in parte, rielaborare i dati.
Il complessivo dei posti barca, suddivisi per tipologia (posto in acqua, posto a terra all’aperto o coperto) e per comune di appartenenza è di circa 12.000 posti disponibili suddivisi in circa 6000, pari al 50%, in acqua, mentre il rimanente 50% dei posti è suddiviso in un 27% di posti all’aperto e un 23% di posti al coperto.
Per quanto riguarda i posti barca in acqua, il 44% risulta essere concentrato sul litorale Nord Orientale della Provincia comprendendo i comuni di Jesolo, Caorle, Eraclea, S. Michele al Tagliamento, mentre in terra, ben il 48 % è nel comune di Venezia e un 16% nell’altro comune lagunare di Chioggia. Analizzando nel successivo grafico la distribuzione dei posti barca entro ciascuna area comunale si può constatare che Chioggia con un 64%, pari praticamente al 66% del litorale Nord-orientale della Provincia, offre essenzialmente posti barca in acqua a differenza del comune di Venezia che ha un 37% del totale interno. Infine le aree di Chioggia offrono un maggiore numero di posti barca all’aperto piuttosto che al coperto rispetto quanto si osserva nel comune di Venezia.
Accanto ai dati delle strutture da diporto che sono utili a disegnare un quadro importante della presenza e della localizzazione dei natanti nell’area lagunare, un ulteriore elemento statistico ci permette di quantificare, parzialmente almeno, l’impatto del traffico nella laguna di Venezia.
Questo elemento è rappresentato dal traffico acqueo minore in Laguna di Venezia e una importante fotografia dello stesso è ricavabile dall’indagine, non eccessivamente datata, eseguita dal Worchester Polytechnic Institute per conto del Settore Mobilità e Trasporti sempre della Provincia di Venezia nel corso della stagione estiva 1998. I dati di traffico, rilevati tra le 8 e le ore 19, di una domenica di luglio con tempo buono, in 21 nodi di traffico principali distribuiti in tutta la laguna, segnalavano 31.800 transiti di imbarcazioni con l’assoluta maggioranza dei quali (76,4%) costituita da unità da diporto. Di queste la quota non motorizzata non superava il 6%, quasi esclusivamente barca a vela, mentre l’assoluta prevalenza è costituita da piccole imbarcazioni e in particolare di natanti da diporto di lunghezza inferiore ai 7,5m. A fianco delle unità da diporto emerge la pressione del trasporto turistico (motoscafi taxi e lancioni turistici), pari al 13,3% del totale, mentre i servizi pubblici ACTV pesano solo il 7,3% e insignificante è il trasporto festivo di merci (2,2%). Si fa presente che le percentuali variano se riferite a una giornata feriale. Confrontando infatti  gli stessi dati con quelli di una giornata infrasettimanale dell’estate 1997, dati sempre curati dal WPI per la Provincia di Venezia, si evidenzia il dimezzamento del numero dei passaggi con un calo della componente diportistica che pur riducendosi al 25% dei valori festivi rimane la componente principale pesando per il 38% del totale. Il trasporto turistico subisce una minore riduzione mentre rimane praticamente immutato il traffico ACTV e quadruplica il trasporto merci. Dai dati estivi è possibile trarre maggiori informazioni sulle principali direttrici del traffico minore, specialmente diportistico, all’interno della laguna. Le direttrici più trafficate risultano decisamente quelle che congiungono la terraferma al mare attraverso le tre bocche di porto. Importante direttrice appare quella che collega l’entroterra a nord di Mestre (accesso in Laguna attraverso i fiumi Dese e Sile) al mare passando per Torcello, Burano, Punta Sabbioni e la Bocca di Lido, che registra più di 1300 passaggi in 10 ore, con una media di un passaggio ogni 30’’ circa. La bocca di Lido riceve inoltre traffico proveniente dall’area di Mestre attraverso il Canal Salso, in transito attorno a Venezia lungo il Canale della Giudecca, il Canale delle Fondamente Nuove e il Canale delle Navi, nonché proveniente dalla Litoranea Veneta, per un totale complessivo rilevato di oltre 600 passaggi in uscita (1357 tra entrata e uscita). Un flusso da non sottovalutare è anche quello proveniente dalla terraferma a sud di Mestre, in arrivo dalla direttrice Fusina-Marghera che transita lungo il Canale dei Petroli per raggiungere la bocca di Malamocco. Tale apertura fra la laguna e il mare è interessata anche dal flusso proveniente dai Comuni di Mira e Campagna Lupia, per un totale anche qui di circa 600 passaggi in uscita (quasi 1200 tra entrata e uscita). La bocca di Chioggia serve sostanzialmente alla città omonima con un traffico inferiore sia in entrata che in uscita rispetto alle altre bocche.
Si può considerare quindi che il traffico di provenienza extra-lagunare abbia un peso abbastanza rilevante nel traffico festivo estivo ovvero nel periodo più critico per quanto riguarda la problematica legata al fenomeno della formazione del moto ondoso. Il dato è confermato pure dal numero di imbarcazioni conteggiate in entrata dai fiumi, pari a circa 1900, costituite per ben il 95% da imbarcazioni da diporto.
Per quanto attiene al traffico legato al trasporto persone turistico, che nelle giornate feriali estive risulta la seconda componente in ordine di importanza dopo la diportistica, pesando per circa il 30% del totale, le direttrici appaiono minori e riconducibili ai collegamenti con l’area marciana a Venezia e ai terminal turistici lagunari (Tronchetto, Fusina, Punta Sabbioni) nonché con le isole di Murano, Burano e Torcello.
Da non sottovalutare infine, e per tutto l’anno, il volume di traffico di taxi acquei da e per l’aeroporto Marco Polo.
La conferma, oltre i numeri citati, di una sempre maggiore presenza di traffico acqueo lungo i canali lagunari viene da uno studio del Consorzio Venezia Nuova del 1998 “Indagine sui canali lagunari interessati da inquinamento idrodinamico – Rapporto Finale” che identifica il peso e il ruolo di un eccezionale numero di natanti appartenenti alla categoria del diportismo che generalmente sfuggono alle usuali indagini di traffico. Lo studio ha proceduto alla identificazione di tutti i canali che, in aggiunta a quelli noti e attraversati dalle linee di navigazione industriali, commerciali e di trasporto pubblico e privato di passeggeri, subiscono, a causa del rilevante volume di traffico, un forte inquinamento idrodinamico. Dall’esame della documentazione raccolta, dalle conoscenze del Consorzio sullo stato morfologico ambientale della Laguna di Venezia, dal numero dei natanti individuati in una giornata di piena estate, circa 9000, lo studio è giunto a delle prime conclusioni. Il numero di natanti che gravitano nella Laguna ha come linee di navigazione preferenziale anche dei canali che costeggiano importanti e vulnerabili zone barenose (S. Erasmo, Burano, Mazzorbo). L’approfondimento dei fondali della laguna centrale consente ormai a molti diportisti di non utilizzare i canali come tracciato di navigazione e di accrescere in tal modo gli effetti del moto ondoso in maniera non prevedibile.
Problema collegabile alla cantieristica, ai rimessaggi e al traffico acqueo, risulta essere pure l’inquinamento della laguna dovuto alla presenza di composti organostannici. Questi composti vengono utilizzati essenzialmente come agenti attivi nelle vernici antifouling o in preservanti del legno. Queste vernici vengono usate per proteggere le superfici immerse nell’acqua dagli organismi incrostanti. L’immissione diretta di questi composti nell’ambiente acquatico ha creato però dei problemi di tipo ambientale. Non a caso ad esempio, dopo gli studi fatti in alcuni Paesi europei, la Francia ha vietato l’uso delle vernici antivegetative per le imbarcazioni inferiori a 20 m già dal 1982, restrizioni sono state adottate in Inghilterra (dal 1991), Australia (dal 1989), Canada (dal 1989), Paesi Bassi (dal 1991), Svizzera (dal 1991), Giappone (dal 1991), Danimarca (dal 1992). In Italia un Decreto del Ministero della Sanità del 1994 ha reso nota solo la pericolosità di tali sostanze mentre successivamente il DM 23 aprile 1998 e il DM 30 luglio 1999 stabiliscono che il TBT nella Laguna di Venezia debba essere praticamente inferiore ai limiti di rilevabilità strumentale. La consapevolezza della facilità di diffusione di queste sostanze negli ecosistemi acquatici e la conseguente contaminazione degli organismi che in questi ambienti vivono con la possibilità di trasferire la tossicità negli anelli delle catene alimentari, richiede specifiche ricerche, monitoraggi e valutazione dei rischi connessi. Pertanto la Regione del Veneto ha assegnato ad ARPAV la realizzazione, presso il Dipartimento Provinciale di Venezia, di uno studio triennale con monitoraggio e valutazione dell’accumulo di composti organostannici nei vari livelli della catena trofica della laguna di Venezia. L’indagine, per poter descrivere lo stato di contaminazione da organostannici in tutto il bacino lagunare, ha inizialmente richiesto il posizionamento di 12 stazioni di prelievo. Considerando che le fonti di inquinamento più sospette sono proprio i cantieri dove si effettuano le lavorazioni connesse al mantenimento degli scafi delle imbarcazioni e le vie acquee più trafficate, sette stazioni sono state posizionate vicino ad aree di intensa attività cantieristica; due sono state poste alla foce del Sile e del Brenta, una stazione è stata posizionata nel Canale dei Petroli per valutare gli effetti dell’intenso passaggio di navi nel canale e l’eventuale presenza associabile all’area industriale di Porto Marghera. Tre stazioni sono state posizionate in aree lagunari distanti da siti cantieristici e quindi usate come stazioni di confronto e, infine, una stazione è stata posizionata in un’area interessata da molluschicoltura per una valutazione sullo stato di contaminazione locale. Il primo rapporto intermedio elaborato dall’ARPAV e riferito solo al primo anno di attuazione del progetto di monitoraggio (anno 2000), pur con gli ovvi limiti di una ricerca parziale e in piena fase di sviluppo, ha evidenziato livelli di concentrazione di TBT e degli altri composti organostannici piuttosto elevati in particolare nei molluschi bivalvi, mentre, contrariamente a quanto avviene per altre sostanze, non si è registrato un aumento della concentrazione con il passaggio alle specie di livelli tropici superiori (es. Pesci). Le aree lagunari con livelli più bassi sono risultate quelle del Nord-est della Laguna aperta e quella di Punta Fagolana. Viceversa, le aree dove sono stati prelevati campioni con livelli particolarmente elevati sono quella antistante lo sbocco del Canal Salso in laguna, quella a Nord-ovest dell’abitato di Venezia nei pressi del Ponte della Libertà, quella alla confluenza tra Naviglio Brenta e Canale dei Petroli, quella a sud dell’abitato di Venezia. Tutte aree quest’ultime caratterizzate da attività cantieristica o da un intenso traffico acqueo. Infine una postazione a Chioggia, non lontana da un’area destinata a molluschicoltura ha evidenziato valori di concentrazione nei molluschi piuttosto elevati. Questi risultati, ancora parziali, hanno confermato la necessità di continuare l’indagine ma anche la necessità di opportuni approfondimenti ed indagini per conoscere pure la quantità e la qualità dei prodotti utilizzati nell’attività cantieristica nell’area lagunare.

Ultimo aggiornamento ( Venerdì 03 Aprile 2009 15:42 )

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