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Allarme TBT

Uscito sulla rivista Verde Ambiente nel numero novembre-dicembre 2001

Il WWF ha lanciato un appello agli Stati membri dell’IMO (Organizzazione Marittima Internazionale) perché adottino la Convenzione Internazionale sul controllo dei sistemi antivegetativi dannosi e vietino al più presto l’uso dei composti organostannici, tra i quali il tributilstagno (TBT) – la sostanza più tossica che sia mai stata rilasciata nell’ambiente marino.
I composti organostannici infatti, come ha ricordato in un recente documento il WWF internazionale, vengono usati da decenni nelle vernici antivegetative al fine di combattere gli organismi incrostanti.
Gli effetti dannosi per l'ambiente furono notati per la prima volta alla fine degli anni '70 negli allevamenti francesi di ostriche sulla costa. Da allora, sostiene l’organizzazione ambientalista, sono state trovate quantità sempre maggiori di composti organostannici negli organismi marini di tutto il mondo fino ai livelli più alti della catena alimentare, come pesci, uccelli marini e mammiferi marini. Queste sostanze hanno effetti preoccupanti sul sistema ormonale di alcune specie e anche gli esseri umani potrebbero correre dei rischi se consumassero pesci contaminati. Si tratta di composti capaci di alterare pesino le caratteristiche sessuali degli organismi colpiti, con gravissime ripercussioni sulla riproduzione.
Il WWF ricorda che un recente studio condotto in 4 paesi (Italia, Spagna, Portogallo e Olanda) sulle piu' comuni specie di molluschi marini che vivono in aree ad alto e medio traffico navale ha riportato risultati allarmanti: in Italia, ad esempio, le femmine di 3 specie di Murici prelevati in 5 aree della costa siciliana hanno subito un mutamento sessuale quasi del 100% dei casi proprio nelle aree a piu' elevato traffico navale (Porto di Palermo e Porto di Ustica); livelli appena inferiori al 100% nel Golfo di Termini Imerese e di Castellammare. L'unica eccezione e' stata quella della popolazione della Riserva Marina di Ustica, area esclusa dalle rotte delle navi e imbarcazioni da diporto. Medesimi risultati per gli altri paesi europei. Lungo le coste italiane sono stati ritrovati livelli di TBT di 560 nanogrammi per litro, una "bomba tossica" per il WWF se si pensa che il parametro considerato innocuo e' di 1 nanogrammo per litro.
Poiché l’industria delle vernici produce alternative efficaci prive di TBT, il WWF ritiene che l’IMO debba aderire alle scadenze stabilite dalla Convenzione e quindi vietare l’uso di sistemi antivegetativi basati su composti organostannici a partire dal gennaio 2003, e l’uso di composti organostannici nelle vernici antivegetative a partire dal gennaio 2008.

Secondo Paolo Guglielmi, responsabile Mare del Programma Mediterraneo del WWF Internazionale. “Gli Stati membri dell’IMO devono adottare uno strumento legale che consenta di eliminare in tutto il mondo i composti organostannici dalle vernici antivegetative. Tale messa al bando dovrebbe essere realizzata e ratificata da leggi nazionali il prima possibile.”


L’anno scorso il WWF ha varato un nuovo progetto a Brema, in Germania, per provare l’efficacia di vernici non tossiche (a base soprattutto di silicone) su 19 grandi navi associate a tecniche di pulitura a basso impatto inquinante (idrogetti, spugnature non-abrasive). I risultati positivi di questo progetto, le conclusioni esaurienti e l’interesse che ha generato tra le società di navigazione, così come le alternative prive di TBT già garantite dall’industria delle vernici, hanno indotto il WWF a mettere insieme un gruppo di acquirenti di vernici prive di composti organostannici. Questo gruppo coinvolgerà società di navigazione che già usano queste vernici alternative senza aver ricevuto danni alla loro quota di mercato e alla loro forza competitiva. Il direttore generale del WWF Internazionale, Claude Martin, ha annunciato questa iniziativa volontaria cui hanno aderito armatori che si impegneranno affinché tutta la propria flotta sia priva di composti organostannici a partire dal 31 dicembre 2002. I membri fondatori del gruppo di acquirenti di vernici prive di composti organostannici, denominato “Gruppo 2003”, sono Hamburg Sud (containers) e Hapag Lloyd Cruises, entrambi tedeschi, e Wallenius Lines e Lallenius-Wilhelmsen Lines, entrambe scandinave.

Anche Greenpeace ha denunciato le vernici antivegetative TBT. I primi di ottobre una ventina di attivisti dell’organizzazione ambientalista hanno usato una gru per trasferire dodici metri cubi di fango tossico dai Tir a uno speciale container sistemato fuori dalla sede di una ditta produttrice dell’Atofina. Il fango era stato prelevato dai porti di Anversa e Zeebrugge. “Il fango era contaminato con TBT, tributilstagno, una sostanza tossica, impiegata nelle vernici marine antivegetative, ha affermato Vittoria Polidori, responsabile campagna rifiuti tossici di Greenpeace Italia – che impedisce alle alghe e ad altri organismi di aderire allo scafo delle navi. Per l’ambiente marino, il TBT è dannosissimo e bonificare i porti da questa sostanza è estremamente costoso e l’industria conosce benissimo i danni che questa sostanza comporta”. Per questo motivo pure questa associazione ambientalista internazionale ha chiesto agli Stati membri dell’IMO di firmare il trattato che bandisce il TBT entro gennaio 2003.

Infine il problema del TBT è stato affrontato specificatamente nella Laguna di Venezia.
La Regione del Veneto ha assegnato ad ARPAV la realizzazione, presso il Dipartimento Provinciale di Venezia, di uno studio triennale con monitoraggio e valutazione dell’accumulo di composti organostannici nei vari livelli della catena trofica della laguna di Venezia. L’indagine, per poter descrivere lo stato di contaminazione da organostannici in tutto il bacino lagunare, ha inizialmente richiesto il posizionamento di 12 stazioni di prelievo. Considerando che le fonti di inquinamento più sospette sono i cantieri dove si effettuano le lavorazioni connesse al mantenimento degli scafi delle imbarcazioni e le vie acquee più trafficate, sette stazioni sono state posizionate vicino ad aree di intensa attività cantieristica; due sono state poste alla foce del Sile e del Brenta anche per verificare l’eventuale contributo derivante dall’utilizzo di fitofarmaci in agricoltura. Quindi una stazione è stata posizionata nel Canale dei Petroli per valutare gli effetti dell’intenso passaggio di navi nel canale e l’eventuale presenza associabile all’area industriale di Porto Marghera. Tre stazioni sono state posizionate in aree lagunari distanti da siti cantieristici e quindi usate come stazioni di confronto e, infine, una stazione è stata posizionata in un’area interessata da molluschicoltura per una valutazione sullo stato di contaminazione locale.
Il primo rapporto intermedio elaborato dall’ARPAV e riferito solo al primo anno di attuazione del progetto di monitoraggio (anno 2000), pur con gli ovvi limiti di una ricerca parziale e in piena fase di sviluppo, ha potuto dare delle prime interessanti indicazioni. I primi risultati, che dovranno essere confermati dalle successive indagini previste, evidenziano livelli di concentrazione di TBT e degli altri composti organostannici piuttosto elevati in particolare nei molluschi bivalvi, mentre, contrariamente a quanto avviene per altre sostanze, non si è registrato un aumento della concentrazione con il passaggio alle specie trofiche più grandi. Le aree lagunari con livelli più bassi sono risultate quelle del Nord-est della Laguna aperta e quella di Punta Fagolana. Viceversa, le aree dove sono stati prelevati campioni con livelli particolarmente elevati sono quella antistante lo sbocco del Canal Salso in laguna, quella a Nord-ovest dell’abitato di Venezia nei pressi del Ponte della Libertà, quella alla confluenza tra Naviglio Brenta e Canale dei Petroli, quella a sud dell’abitato di Venezia. Tutte aree quest’ultime caratterizzate da attività cantieristica o da un intenso traffico acqueo. Infine una postazione a Chioggia, non lontana da un’area destinata a molluschicoltura ha evidenziato valori di concentrazione nei molluschi piuttosto elevati. Questi risultati, ancora parziali, hanno confermato la necessità di continuare l’indagine ed infatti il secondo anno di realizzazione dello studio, attualmente in corso, sta comportando opportuni approfondimenti (stagionalità, numero di stazioni, matrice acqua) nonché l’esecuzione di una indagine per conoscere la quantità e la qualità dei prodotti utilizzati nell’attività cantieristica nell’area lagunare.

 

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