Una legge speciale per Venezia da migliorare
Intervento uscito su TERRA NORDEST il 26 ottobre 2010
Dopo l’alluvione del 1966 che colpì Venezia con una acqua alta eccezionale mettendo a repentaglio la vita della stessa città, il governo italiano si mobilitò per trovare modalità operative e fondi per finanziare interventi atti a mettere in sicurezza la città da future acque alte eccezionali e per riequilibrare la laguna di Venezia dal punto di vista morfologico e idrodinamico. Nonché servivano fondi e progetti per rilanciare dal punto di vista socioeconomico la stessa città di Venezia.
Lo stato italiano decise quindi dopo un lungo dibattito politico a livello locale e nazionale, di intervenire attraverso delle leggi speciali per Venezia con l’intento di stabilire le priorità di intervento e i finanziamenti, messi a disposizione ogni anno dal Parlamento attraverso le varie Finanziarie approvate, da assegnare alle istituzioni interessate sia locali che nazionali. Nel 1973 fu emanata la prima legge speciale per Venezia, la n. 171/1973, seguita poi da altre leggi fra le quali ricordiamo la 798/1984 e la 139/1992, che hanno pianificato, fra polemiche e discussioni, gli interventi per la salvaguardia della città e della sua laguna. E’ di questi giorni la nuova proposta in bozza di legge speciale presentata dal Ministro Brunetta - su incarico del premier Berlusconi - al Sindaco di Venezia Orsoni. Questa bozza di legge ha sicuramente alcuni aspetti positivi, penso al tema dell’Arsenale, di Porto Marghera, alla istituzione del Distretto idrografico della Laguna di Venezia, ad alcune deleghe specifiche date al Comune, e interviene in modo organico su diversi temi con un intento di superare la settorialità di alcune recenti proposte cercando di fare una sintesi delle problematiche. Ma vanno evidenziate alcune mancanze nella bozza. Innanzitutto non si parla di città metropolitana, il nuovo ente territoriale che viste le difficoltà che trova nella sua applicazione anche a causa delle incertezze sulle sue funzionalità e sul regime transitorio delineato dalla legge sul federalismo, avrebbe dovuto avere maggiore attenzione in questa bozza legislativa. Poi c’è poco ambiente, e la cosa è un po’ sorprendente. Non si parla in modo esplicito dei siti di interesse comunitario e relativi piani di gestione che andrebbero coordinati con i diversi strumenti programmatori. Non compare la parola biodiversità, in una legge che parla della laguna di Venezia appare un po’ paradossale. Il parco della laguna sparisce e non viene menzionato malgrado che nelle diverse proposte di legge depositate negli anni 90 in Parlamento fosse un aspetto importante e ci voleva in merito finalmente il coraggio di osare nell’ottica di uno sviluppo sostenibile, anche turisticamente parlando, della laguna di Venezia. Si parla di turismo sostenibile nella legge ma non si vogliono dare degli “elementi”, oramai presenti in tutto il mondo, per affrontare realmente questo argomento che interessa decine di associazioni, cooperative e intere comunità lagunari. Il fenomeno del moto ondoso non viene affrontato in modo “coordinato”, permangono le frantumazioni delle competenze e non ci sono incentivi per la rottamazione degli scafi o per incentivare l’uso di mezzi elettrici o a propulsioni meno inquinanti. Infine mentre partono, anche in questo caso finalmente e in grave ritardo, le attività inerenti alla creazione di un piano di gestione del sito “Venezia e la sua Laguna” Patrimonio Unesco dell’Umanità, la bozza sembra dimenticarsi di questo non secondario aspetto. C’è ancora da lavorare, è appunto una bozza. Speriamo che questo lavoro sia il più trasparente e partecipato possibile.


