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Piano poco partecipato

Intervento uscito su TERRA NORDEST il 6 settembre 2011

Estate ricca di discussioni a Trieste riguardo il nuovo piano regolatore comunale. Nei primi giorni di agosto infatti presso l’auditorium del Museo “Revoltella”, grande enfasi era stata data dal sindaco Roberto Cosolini e dagli assessori Fabio Omero ed Elena Marchigiani al metodo partecipativo che la nuova amministrazione comunale intendeva adottare fin dalla fase preliminare alla predisposizione delle direttive per il nuovo piano regolatore. Direttive che dovrebbero essere approvate dal Consiglio comunale verso la metà di settembre.

Prima di quella data doveva essere svolto un ampio “processo partecipativo”, di cui il dibattito al Revoltella era soltanto il prologo. Secondo il sindaco Cosolini, il processo sarebbe continuato con una serie di incontri di approfondimento, nei quali l’amministrazione comunale si sarebbe confrontata con associazioni ambientaliste, comitati di cittadini, categorie economiche, ordini professionali, sindacati. Le associazioni ambientaliste da molti anni propugnano l’adozione del metodo partecipativo per tutte le scelte su temi di grande portata, qual è senza dubbio un piano regolatore. Tuttavia, denunciano Italia Nostra, Legambiente e Wwf, è evidente il ritardo nell’avvio delle consultazioni per il “processo partecipativo” e chiedono al sindaco di divulgare quanto prima l’elenco dei progetti che potrebbero passare in assenza del nuovo Piano. Entro pochi giorni dalla riunione al Revoltella, il sindaco Cosolini aveva annunciato una proposta di calendarizzazione degli incontri previsti che però, denunciano le associazioni, nessuno ha visto. Nel frattempo sono scadute (il 6 agosto), le norme di salvaguardia imposte all’atto dell’adozione dell’ormai accantonata variante 118, ed è quindi ritornata in vigore la precedente variante 66 (nota come Illy-Portoghesi-Cervesi).Si è aperta così la “finestra”, durante la quale ricordano gli ambientalisti “potranno essere approvati progetti conformi alle previsioni di questa variante, che com’è noto ammette l’edificabilità in molte aree che la variante 118 aveva classificato agricole o forestali, soprattutto lungo la fascia costiera e sull’altopiano carsico. Soltanto una sollecita approvazione della delibera di direttive, accompagnate da nuove norme di salvaguardia, potrà ridurre il rischio che la “finestra” diventi la breccia attraverso la quale anche interventi di grande impatto possano trovare il modo di essere realizzati”.
Il ritardo nell’avvio delle consultazioni per il “processo partecipativo” sulle direttive del nuovo piano regolatore, legittima il timore fra le associazioni che l’approfondimento ed il confronto sui contenuti delle direttive stia incontrando delle difficoltà e che la prevista conclusione del processo con l’approvazione della delibera di direttive alla metà di settembre possa slittare in avanti nel tempo, con tutte le conseguenze negative del caso.
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