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Scienza, Tecnica e Ambientalismo scientifico

Uscito sul periodico Nexus - maggio 2006

Il Protocollo di Kyoto rappresenta una sfida non solo per tutti i paesi industrializzati che lo hanno ratificato, ma anche per tutte le organizzazioni ambientaliste o non governative che hanno in mano uno strumento utile per incentivare i rispettivi governi ad applicare tecnologie pulite nei diversi settori delle attività industriali. Il Protocollo di Kyoto ha comportato una forte riflessione delle associazioni ecologiste sulle nuove opportunità che le tecnologie offrono in diversi campi della scienza ed è venuto meno di conseguenza un sostanziale storico “scetticismo” di queste stesse organizzazioni nei confronti del mondo scientifico e di un certo tipo di ricerca. Molte associazioni ambientaliste nazionali come Legambiente, WWF, VAS, si sono dotate di commissioni scientifiche per affrontare in modo adeguato le sfide del nuovo secolo. Le politiche energetiche sono per esempio ormai da anni al centro dell’attenzione dell’associazionismo ecologista italiano. Proprio grazie alla necessità del rispetto dei parametri imposti dal Protocollo di Kyoto, Legambiente ha lavorato molto nel settore energetico e delle fonti rinnovabili cercando di incentivare i comuni italiani a creare progetti “sostenibili” nel campo energetico. Un recente rapporto dell’associazione (Febbraio 2006) ha mappato le fonti energetiche rinnovabili nel territorio italiano, fonti ottenute con applicazioni tecnologiche d’avanguardia. E’ risultato che sono oltre 200 i Comuni del solare in Italia. Sono 118 i comuni dell’eolico, con una potenza istallata pari a 1. 765 MW che consente di soddisfare il fabbisogno di oltre un milione e 140mila famiglie. Sono cinque i Comuni italiani dove si concentra la gran parte della produzione geotermica italiana. Grazie a questi impianti si sono prodotti 5.400 GWh nel 2004 pari al fabbisogno elettrico di oltre un milione ottocentomila famiglie. Le Biomasse infine sono in forte crescita presso i Comuni italiani: una decina di impianti che utilizzano legno e biomassse producono oggi nel nostro Paese 1.981 GWh che soddisfano il fabbisogno di 660 mila famiglie. Per Legambiente, che spesso ha lavorato a stretto contatto con le amministrazioni locali, i comuni italiani oggi svolgono un ruolo fondamentale per cambiare la direzione di marcia nelle politiche energetiche.  A Venezia è nata da tempo AGIRE – Agenzia Veneziana per L’energia, associazione non profit promossa dal Comune di Venezia e dall’Azienda municipale di sevizi ambientali Vesta, con il mandato di monitorare e implementare la strategia energetico-ambientale della Città di Venezia definita dal Piano energetico comunale al 2010, l’anno-obiettivo del protocollo di Kyoto sui cambiamenti climatici. I quattro aspetti principali di intervento sono: introduzione accelerate di tecnologie ad alta efficienza negli usi finali elettrici e termici, energie rinnovabili, sostituzioni fra carburanti a favore di quelli a minor potenziale climalterante, informazione, educazione e formazione professionale.
Pochi giorni fa il WWF a Milano nel corso di un seminario assai partecipato, ha lanciato il decalogo della mobilità sostenibile alla luce delle indicazioni del protocollo di Kyoto. Le proposte integravano una certa lungimiranza  politica alla efficienza tecnologica e parlavano di car sharing – una sorta di noleggio dell’auto – di car pooling – condivisione del veicolo fra più persone – di trasporto integrato con biglietto unico e servizi frequenti e cadenzati, di potenziamento ferroviario con più merci su rotaia, di autostrade del mare, di logistica.
Il car sharing è già attivato nel nostro Comune con alterna efficacia mentre sistemi tecnologici ormai applicati in tutto il mondo come il GPS differenziato permettono di migliorare, anche in termini di sicurezza, le attività portuali e logistiche diventando addirittura strumenti utili, con appropriate centrali di controllo, alla regolamentazione e controllo del traffico acqueo ai fini della riduzione del pericoloso fenomeno del moto ondoso.
Infine, come ha giustamente sottolineato in un articolo sul Sole 24 Ore il Presidente di Federambiente Fortini, la comunicazione ambientale assume un ruolo fondamentale in questo frangente proprio perchè il Paese si appresta  a dotarsi di una rete di infrastrutture tecnologiche avanzate – gassificatori, cogenaratori, impianti di valorizzazione delle materie recuperate dalle raccolte selettive –  tale che una corretta e diffusa comunicazione ambientale potrà rendere agibile per gli operatori pubblici o privati, la realizzazione di impianti che altrimenti potrebbero essere percepiti dalle popolazioni o da movimenti più o meno organizzati come pericolosi.
Anche su questo settore, l’ambientalismo organizzato, in primis il VAS, ha operato delle scelte, spesso assai onerose economicamente, per diffondere una cultura ambientale e una “comunicazione ambientale” tecnica ma nello stesso tempo comprensibile e condivisibile. Da anni questa piccola ma diffusa associazione nazionale stampa la rivista VERDE AMBIENTE, bimestrale di politica, scienza e tecnica. La rivista fornisce strumenti utili all'impegno ambientalista e diffonde conoscenze dei problemi e soluzioni possibili al fine di modificare sia le abitudini e i comportamenti domestici, sia le coscienze e l'agire sociale. Il cartello scientifico della rivista è di tutto rilievo e ospita nomi quali Gianfranco Bologna,  Lester R. Brown, Bertrand Charrier, Vezio De Lucia, Michele Di Lecce, Walter Ganapini, Giuseppe Gisotti, Renato Grimaldi, Giorgio Nebbia, Antonio Onorati, Sandro Pignatti, Massimo Provinciali, Fabio Renzi, Antonio Rusconi, Wolfgang Sachs, Edoardo Salzano, Luigi Scano, Gianni Silvestrini, Maria Rosa Vittadini. 
Questa rivista, assieme ad altre varie pubblicazioni, dimostra anche la consapevolezza sempre più forte nell’ambientalismo scientifico italiano che oggi non basta solo saper fare ma che bisogna anche far sapere.

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