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Acque sorgive e paesaggi della memoria

Uscito sulla rivista Verde Ambiente numero di novembre-dicembre 2000

“Il sole e la neve. La spiaggia, la roccia delle Dolomiti. Il Veneto, cuore cangiante del Nordest, è contrasto e ricchezza di ambienti come nessun’altra regione d’Italia. Ha il lago più grande e molti altri minori solo per superficie; i fiumi maggiori, il Po, l’Adige, il Piave, e tanti altri corsi d’acqua, a volte ancora splendidi – come il Sile- e poi torrenti e rii, canali, fossi, sorgenti. Ha la foresta e il bosco – come sul Cansiglio, splendido esempio di durata e conservazione, oggi minacciato da folli progetti del solito circo turistico – e i colli, le montagne. E ancora: la pianura, la campagna, e il mare, la laguna, la palude. Si potrebbe continuare. Si potrebbe ancora ricordare i patrimoni storici e artistici – si pensi alle città, e non solo a quelle principali, come Venezia ovviamente, e gli altri capoluoghi, ma alle moltissime piccole città e paesi ognuno dei quali, da solo, farebbe il vanto e la fortuna di una regione – che a volte s’incastonano dentro gli ambienti naturali come pietre preziosissime, lungamente e perfettamente lavorate. Il Veneto, come tutto il Nordest, è un tesoro inestimabile, consegnato al nostro tempo da millenni di turbolenta evoluzione naturale e da secoli e secoli di storia umana”. Queste semplici e belle righe scritte da Gianfranco Bettin in un articolo apparso nel numero 2/98 di Verde Ambiente, descrivono perfettamente il territorio veneto e l’intreccio fra il suo ambiente e la sua storia culturale, artistica e letteraria.
L’ambiente veneto è ricco di biotopi di notevole importanza, di veri e propri “archivi viventi” della storia e dell’identità del territorio, che vanno tutelati come aree deputate alla conservazione del patrimonio biologico e agli ambiti fluviali di origine sorgiva andrebbe attribuito il ruolo di capisaldi di naturalità nella pianura. All’ambiente si unisce la cultura, la storia del territorio e addirittura la letteratura. Non si può non riconoscere come aspetto particolarmente significativo ai fini di una valorizzazione tematica del territorio, l’appartenenza letteraria di alcuni luoghi ancora ecologicamente intatti al romanzo di Ippolito Nievo Le confessioni d’un italiano. La “mappa storico ambientale” delle Confessioni coinvolge ampiamente il Veneto Orientale da San Michele al Tagliamento a Teglio, da Fratta (Fossalta di Portogruaro) al mare. Lo stesso centro storico di Portogruaro è luogo letterario del romanzo. Le descrizioni e le considerazioni di questi ambienti fatte dal Nievo o le descrizioni della costa e della laguna di Caorle fatte da Hemingway o le righe dedicate al paesaggio del fiume Lemene scritte da Pier Paolo Pasolini, sono emblema di un Veneto ricco di storia e di cultura ma anche di paesaggi della memoria.
Esiste pure un saggio originale, la Cattedrale Verde di Luigi Ghizzo, Ezio Pederiva, Eddi Dalla Betta, che considera una precisa porzione di territorio, geograficamente e storicamente connotato: i Palù-Valbone, nei comuni di Sernaglia della Battaglia, Farra di Soligo, Moriamo della Battaglia e Vidor, in provincia di Treviso, modellati intorno all’anno 1000 dall’intervento risanatore e ordinatore dei monaci benedettini. La pregevolezza del paesaggio considerato, come ha scritto nell’introduzione al saggio Lamberto Pillonetto, rinvia attraverso “ramificazioni d’ordine storico, antropologico, filosofico, etico e teologico a costanti strutturali della sensibilità e del pensiero umani, così come dell’umanizzazione-inculturazione del paesaggio naturale: la Natura è di per sé stessa depositaria di significati tanto quanto l’uomo affida al linguaggio della natura i suoi valori-significato. Nei Palù-Valbone il labirinto di sentieri, i fossati, i campi quadrati, le essenze arboree per qualità e per disposizione a frangivento paralleli e digradanti, tutto insomma, diventa “icona”, icona del cosmo, dell’uomo, del divino”.
Attraverso quest’ambiente così importante dal punto di vista ecologico e storico, potrebbe fra breve passare un’autostrada.
Da 10 anni alcuni comitati cittadini e il WWF si battono in difesa dei Palù tra Sacile e Conegliano Veneto dalla costruzione della autostrada A28 che dovrebbe passare sopra 73 corsi d’acqua di risorgiva e danneggiare un patrimonio naturale e culturale europeo. Oggi è stata autorizzata la costruzione del lotto 28 (i primi 9 Km) dell’autostrada, che porterà alla distruzione di buona parte dei Palù. Non solo: l’autorizzazione rischia di diventare lo strumento per permettere la conclusione dell’intero tracciato sopra i Palù, ovviamente. Infatti, dopo aver concluso il lotto 28, l’unico tracciato possibile rimarrà quello previsto dal lotto 29 che comporterà un grave danneggiamento delle risorgive rovinando un importante paesaggio storico-ambientale della pianura veneta. Nel 1998 l’Ecoistituto “A. Langer” di Venezia aveva elaborato un possibile tracciato alternativo per non distruggere questo particolare ecosistema, ma la risposta della maggior parte dei partiti politici e del mondo imprenditoriale era stata negativa. Questa risposta negativa non era casuale poichè l’autostrada,. con le tre uscite di Sacile, Godega e S. Vendemiano, si trova distante dai 3 ai 5 Km dalla statale Pontebbana e non verrà chiaramente utilizzata per gli spostamenti locali rappresentanti più dell’80% del traffico. Sarà invece, con lo scontato appoggio dell’Unindustria locale, un buon veicolo di attrazione per il trasporto merci che si riverserà ovviamente sulla Pontebbana, con conseguente aumento del traffico generale.
La mobilitazione dei cittadini e del WWF locale e regionale, anche attraverso ricorsi contro il progetto, è riuscito temporaneamente a bloccare lo scempio.
Sabato 7 ottobre 2000 i comitati cittadini e il WWF regionale hanno organizzato una bella manifestazione contro l’autostrada e in difesa dei Palù. Alla festa, alla quale aveva aderito pure la delegazione veneta dell’associazione VAS – Verdi Ambiente Società, erano presenti il Senatore Giorgio Sarto, il consigliere regionale e scrittore Gianfranco Bettin e Marco Paolini che, da sempre impegnato in teatro e nel cinema a raccontare le contraddizioni e le principali problematiche del nordest, non poteva mancare a dare un suo personale appoggio a questa iniziativa. Doveva esserci pure uno dei più grandi poeti viventi ovvero Andrea Zanzotto che, impossibilitato per vari motivi a partecipare alla manifestazione, ha inviato una emblematica lettera nella quale scriveva: “Mi spiace infinitamente di non poter essere tra voi per la festa nei Palù e dei Palù. In questi tempi di cannibalismo esercitato in tante forme sul territorio, e di un turismo diventato ormai un’alienazione di massa, bisogna avvicinarsi a questi luoghi preziosi con spirito di cautela e quasi di venerazione, ma è pur giusto che, sia pur di rado, si dia la possibilità a tutti di gioire tra le primordiali purezze e libertà della gran vita terrestre, nei luoghi sempre più esigui dove si sono conservate. Bisognerebbe che tutti, anche i più estranei, fossero avvicinati e fatti inoltrare in questi luoghi: la loro forza profonda e la loro armonia aspettano infatti il vero compimento nell’uomo, che invece si suicida minacciando ovunque, e specie nei nostri paesi tanto antropizzati anche per necessità, la terra madre e generatrice. Bisogna che questo continuo sviluppo febbrilizzato sia trattenuto in limiti sostenibili, e se è vero che bisogna purtroppo scegliere il male minore trovando soluzioni a problemi comunque devastanti di traffico e simili, solo la meditazione sulle origini reali di tanta febbre e l’affrontare pacatamente le cause può incentivare un minimo di speranza. Se si pensa di imbottire le strade esistenti di un traffico sempre crescente nessuna soluzione viaria potrà bastare. Creperemo comunque di smog e cemento.”.

Ultimo aggiornamento ( Venerdì 03 Aprile 2009 15:58 )

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