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A proposito del moto ondoso

uscito sul sito web www.ombra.com nel dicembre 2000

Migliaia di barche ogni giorno transitano in laguna e attraverso i rii di Venezia.
Sono sempre più grandi, sempre con motori più potenti, sempre più indisciplinate.
Il traffico acqueo uccide Venezia. Lo fa quasi in sordina, piano piano ma con grande continuità e non tutti hanno capito che il “moto ondoso” è diventato un problema di preminente interesse per la salvaguardia di Venezia e della sua laguna.
Si continua a parlare di acqua alta, si continua a dibattere sull’opportunità del MOSE, ma nessuno ancora percepisce la gravità della situazione delle fondamenta dei palazzi veneziani e delle rive cittadine ricche di storia, che hanno resistito per secoli, ma che sono ora messe a dura prova da una pressione innaturale, a cui non potranno resistere ancora a lungo se non verranno presi seri provvedimenti.
Fin dalla prima legge speciale del 1973 lo Stato italiano e le istituzioni locali hanno cercato con vari provvedimenti di portare ordine e disciplinare il settore senza però ottenere risultati positivi. La frantumazione delle competenze legislative e la mancata volontà politica determinano una situazione che secondo la prestigiosa rivista internazionale National Geographic dimostra che “Venezia è l’esempio, il risultato lampante di tutti i pericoli che mettono a repentaglio i tesori d’Italia: degrado ambientale, sterili manovre politiche, elefantiasi della burocrazia, l’impatto del turismo e, nei cittadini stessi, una curiosa combinazione di cinismo, d’impotenza, e una pressoché sublime inconsapevolezza dell’ironia delle proprie azioni. Per esempio, mentre il Sindaco esprimeva preoccupazione per i danni inflitti dalle onde, un altro politico proponeva di concedere 300 nuove licenze di taxi. Poi c’è la volta in cui due gondolieri vengono a un incontro di Pax in Aqua per consegnare una lettera di protesta. Le onde rendono il loro lavoro più difficile, anche pericoloso; vogliono aggiungere la propria voce al coro dei reclami di altri cittadini. E si presentano a bordo di un motoscafo.”
Queste brevi righe scritte con profonda ironia e nello stesso tempo con grande senso della realtà descrivono nel modo migliore una situazione che, nella sua cruda drammaticità e nella consapevolezza dell’inefficacia delle azioni fin qui intraprese, appare perfino paradossale

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