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Venezia e il nord-est, fra ambientalismo e secessionismo

Uscito sulla rivista Verde Ambiente nel numero di maggio-giugno 1998

Il nord-est è in fibrillazione. Queste regioni hanno conosciuto un grande sviluppo, quasi inimmaginabile in altre parti del paese. Hanno scelto delle particolari specializzazioni produttive sfruttando egregiamente condizioni sociali favorevoli alla crescita economica. Ma come ha scritto recentemente Massimo Cacciari, “in anni recenti performance produttive e condizioni sociali sono venute meno, la pressione fiscale si è fatta più sostenuta, intrecciandosi con le difficoltà dell’organizzazione dei fattori produttivi e delle condizioni sociali che sostenevano lo sviluppo”. Vi è stato pure un cambiamento generazionale, secondo Cacciari, con delle esigenze culturali totalmente diverse. Negli ultimi dieci anni la grande massa dei soggetti produttori di questa regione ha avvertito la necessità di fare squadra, di fare sistema, per pesare di più nelle scelte economiche e politiche a livello locale e nazionale. L’arretratezza di una classe politica, l’inefficienza della pubblica amministrazione, i gravi ritardi nell’infrastrutturazione forte, ma anche sociale, culturale e formativa, ha creato un malcontento diffuso, specialmente in alcune zone rurali, dando adito a localismi pericolosi e tentazioni secessioniste.
Lo sviluppo diffuso e molecolare del nord-est, contrapposto a quello polarizzato di Porto Marghera, è però avvenuto senza regole con degrado ambientale e sociale e con un inquinamento, spesso, intollerabile.
In una situazione di questo tipo, in una società che deve fare i conti con un grande sviluppo economico, con un ritardo nella infrastrutturazione pesante e con un degrado ambientale evidente, si intreccia la battaglia secessionista e la sfida ambientalista.
Proprio a Venezia, punto di riferimento del nord-est e capitale della “Padania” per la Lega Nord, un’esperienza politica fra il 1967 e il 1973, ha anticipato i movimenti ecologisti e le Lighe Venete. All’indomani dell’alluvione che colpì drammaticamente Venezia il 4 novembre 1966, si svilupparono numerosi dibattiti, iniziative e manifestazioni che ponevano la città lagunare e la sua salvaguardia al centro dell’attenzione mondiale. Dal mondo politico, ai sindacati, alle associazioni come Italia Nostra, tutti iniziarono una stagione di battaglie dirette sempre, pur con aspetti diversi, alla difesa dell’ecosistema lagunare. In questi anni, a partire dal 1967, nasceva ed agiva a Venezia il “Fronte per la difesa di Venezia e della Laguna”, organismo che avrà un peso non indifferente nelle discussioni sulla salvaguardia di Venezia in vista anche della formulazione della prima legge speciale per la città del 1973. Il Fronte era formato in gran parte da giovani, studenti, lavoratori e commercianti, riuniti in questo organismo privo di vere cariche elettive che, attraverso denuncie, cortei nautici e fiaccolate, processi e cause, si poneva l’obiettivo di bloccare ulteriori escavi ed imbonimenti in laguna, di denunciare il degrado ecologico conseguente all’inquinamento provocato dalle industrie di Marghera. Il 16 dicembre 1969 la petroliera “Cortemaggiore” della società Agip e Snam, che inaugurava il canale artificiale Malamocco-Marghera detto dei “Petroli”, veniva bloccata da un gruppo di manifestanti guidati dal Fronte. Era il primo esempio di rivolta contro i pericoli industriali e, nello specifico, contro il Canale dei Petroli che danneggiava irrimediabilmente la delicata morfologia lagunare. Nel 1972 il Fronte stampava un manifesto denunciando gli scarichi pericolosi delle industrie di Marghera, denunciando vere e proprie discariche tossico-nocive abusive, quelle stesse che oggi, grazie al giudice Casson, sono sotto processo. Del Fronte facevano parte militanti di molti partiti politici anche se, in realtà, molti di loro erano vicini al Partito republicano veneziano che, in quel periodo, era assai attivo e visibile nella difesa ambientale della città. L’aspetto che interessa di più è che fra i vari attivisti del Fronte, oltre ai repubblicani Bruno Visentini e Antonio Casellati, vi erano Franco Rochetta, fondatore della Liga Veneta, l’avvocato Fabris, candidato sindaco della Lega Nord contro Cacciari nelle ultime amministrative veneziane, e Giuseppe Rosa Salva noto ambientalista di Italia Nostra già consigliere comunale nelle liste verdi. Non solo, dopo il 1973, mentre l’attività del Fronte verrà sempre di più a coincidere con l’impegno di Italia Nostra, alcuni esponenti del movimento, come Franco Rocchetta, nel 1978 fonderanno un’associazione, la “Società Filologica Veneta”, con l’obiettivo del recupero della storia, della lingua e delle tradizioni venete. Fra i principali esponenti dell’associazione, fin dalla sua nascita, vi erano esponenti ambientalisti che, come nel caso di Maurizio Calligaro, attuale direttore generale del Comune di Venezia e leader ecologista veneziano, saranno fra i promotori nel 1985 delle prime liste verdi.. E’ evidente quindi l’esistenza di un bagaglio associativo e culturale comune fra alcune personalità politiche che, successivamente, a livello istituzionale, prenderanno strade completamente diverse. Un’esperienza, quella veneziana, tutta da capire e studiare in quanto assume contorni, nel panorama politico passato, di autentica originalità . Ma cosa è rimasto oggi di quella sensibilità ambientale che riuniva in un unico movimento fondatori di un partito ecologista e fondatori di un partito oggi secessionista ?
Gli ambientalisti veneziani sono protagonisti in città delle principali battaglie per la sua salvaguardia e, in gran parte, sono pure parte civile nel processo del Petrolchimico, dopo aver denunciato per anni l’inquinamento industriale di Porto Marghera. I verdi governano la città nella Giunta Cacciari e l’8,7 conquistato nelle ultime elezioni amministrative è il risultato più alto in Italia per la Federazione dei verdi.
Il rapporto con la Lega Nord-Liga Veneta, che oggi rappresenta l’istanza secessionista nella regione, ovviamente è assai conflittuale rispetto al passato analizzato in precedenza. “Il grave limite dei verdi italiani e veneziani in particolare - afferma Alberto Mazzonetto segretario provinciale uscente del Carroccio e attuale capogruppo in Provincia di Venezia della Lega Nord - è quello di non riuscire a tenere fede alle loro istanze quando sono classe di governo vedasi la negligenza sui problemi dell’inquinamento atmosferico del Comune di Venezia, vedasi l’inquinamento della Gronda Lagunare da sostanze radioattive dove è la magistratura a sopperire alla negligenza dei politici”. “Nel nostro movimento - secondo Roberto Ferrara capogruppo della Lega in Consiglio comunale a Venezia - le tematiche ambientaliste sono senz’altro tra i problemi più sentiti, ci distinguiamo però da chi utilizza strumentalmente queste tematiche ; insieme all’ambiente si deve tener conto anche dell’interesse della collettività compenetrandolo con le esigenze dell’ambiente. Non necessariamente l’ambientalista deve riconoscersi nella sinistra, credo quindi - continua Ferrara - che anche in altri partiti il problema ambientale sia importante, insieme però ad una proposta politica che chi si professa solo ambientalista non può avere”. Sulla difesa della laguna e sulle grandi opere alle bocche di porto le posizioni fra leghisti ed ambientalisti, sono più vicine :“personalmente sono contrario alle opere mobili alle bocche di porto - dice Mazzonetto - così come alle trivellazioni in Alto Adriatico, poco si continua a progettare e proporre per la rivitalizzazione della laguna”. Sul futuro di Marghera e della chimica, argomento oggi al centro dell’attenzione politica locale e nazionale grazie anche al processo iniziato all’aula bunker di Mestre, Ferrara si augura che “venga fatta giustizia, ma il processo non deve essere strumentalizzato da chi vuole comunque distruggere tutta la chimica senza tener conto dell’occupazione che questa offre. Se le fabbriche sono assolutamente sicure - continua Ferrara - non possiamo mettere a repentaglio posti di lavoro”. Il modello di sviluppo da seguire a Marghera ,per Mazzonetto, “non può essere disgiunto da quello di Venezia e di tutta la laguna, un terziario evoluto, sede universitaria, interscambio acqua-rotaia-gomma, porto commerciale e turistico” queste le ricette della Lega Nord.
Al di là dei paragoni e delle analisi, più o meno veritiere, della realtà veneziana che, proprio a causa della sua polarizzazione, rimane un caso un po’ anomalo nel contesto generale del nord-est, rimangono i profondi cambiamenti che i processi di globalizzazione dei mercati e della localizzazione produttiva ci lasciano, modificando radicalmente ideologie e situazioni spesso molto consolidate. In questi frangenti storici, le diversità vengono estremizzate, le differenze poco rispettate, la cultura dell’egoismo trova facile diffusione. E’ proprio in questi momenti che bisogna sforzarsi per raggiungere un nuovo equilibrio dove le questioni ambientali, oggi sotto gli occhi di tutti, non devono essere considerate come una sommatoria di sensibilità individuali ma, in vece, patrimonio comune di tutti : l’ambiente quindi come ecologia del vivere sociale.

 

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