Intervento uscito su TERRA NORDEST il 28 giugno 2011
Da tempo la laguna di Marano e Grado è caratterizzata da un generale degrado e da un inquinamento di tipo naturale (fonte di contaminazione localizzata nel bacino del Fiume Isonzo, che trasporta il materiale di scarto dell'estrazione del mercurio dalle miniere di Idrija, e che sfocia nel Golfo di Trieste) e di tipo antropico (fonte localizzata nel sistema fluviale Aussa-Corno che trasporta il metallo rilasciato dallo Stabilimento Caffaro di Torviscosa).
Il 3 maggio 2002 il Presidente del Consiglio dei Ministri ha decretato lo stato di emergenza in ordine alla situazione socio-economico ambientale, oggi ancora vigente, e il Ministero dell'Interno ha nominato un Commissario Delegato – Gianni Menchini - per la realizzazione degli interventi necessari per fronteggiare e risolvere la situazione di emergenza ambientale. In questi anni sono stati emanati vari decreti, studi e piani nonché progetti di intervento. Il Commissario, fra le altre cose, ha elaborato, attraverso un gruppo di lavoro istituzionale, un documento "Linee guida per i progetti di sperimentazione di tecnologie di gestione e trattamento dei sedimenti della laguna di Marano Lagunare e Grado" nel quale sono state descritte le procedure di valutazione che verranno utilizzate per istruire i progetti presentati. E’ proprio in questo campo che il Wwf regionale del Friuli Venezia Giulia è intervenuto in questi giorni esprimendo il proprio consenso alla richiesta al Ministero dell’Ambiente dei quattro Comuni di Grado, Marano, Latisana e Lignano affinché i fanghi della laguna di Grado e Marano possano essere depositati nelle barene della laguna stessa.“È da tempo – commenta l’associazione – che andiamo dicendo che i fanghi della laguna vanno mantenuti nella laguna. In tutti questi anni, invece, un sacco di soldi sono passati ai "dragatori" ma soprattutto alle imprese che hanno realizzato le "casse di colmata" con il risultato di sequestrare il sedimento dagli equilibri fluidodinamici della laguna e di accelerarne la marinizzazione”.Più volte in passato il Wwf aveva sottolineato come i fanghi di dragaggio dei canali lagunari, a prescindere dalla qualità dei sedimenti, non dovrebbero mai essere radicalmente sottratti al sistema sedimentologico-idrodinamico della laguna. La realizzazione di aree di deposito interne o esterne all’area lagunare ma separate e isolate dall’ambiente circostante, nelle quali porre i fanghi di dragaggio, comporta infatti una profonda alterazione all’assetto sedimentologico e idraulico interno. A questo punto, secondo il Wwf ricordando quanto avviene nella vicina laguna di Venezia, “è necessario un "Protocollo ad-hoc" propedeutico al dragaggio dei canali, tarato sul livello medio di contaminazione dei sedimenti della nostra laguna”. In particolare, il Wwf ritiene necessaria “la caratterizzazione del sedimento lagunare contaminato: si ricorda infatti che un piano di questo tipo sui canali lagunari, avviato nel 2002 e conclusosi 30 mesi dopo l’affidamento dell’incarico, non è stato validato, mentre non è ancora iniziato quello riguardante le aree esterne ai canali lagunari”.