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Per un Turismo consapevole...

Intervento uscito sulla rivista CRESCERE TURISMO novembre - dicembre 2011

Ritengo utile sottolineare come il principio conosciuto come “carrying capacity” ovvero il rispetto della capacità di carico delle destinazioni turistiche sia un principio molto importante del turismo sostenibile e quindi un fondamentale indicatore per quantificare la pressione turistica in un determinato territorio.

In questo senso mi trovo d’accordo con quanto scritto dal prof. Jan Van Der Borg che pone l’accento soprattutto sulla questione della capacità di carico. Secondo la definizione fornita dalla World Tourism Organization essa consiste nel numero massimo di persone che visitano, nello stesso periodo, una determinata località, senza compromettere le sue caratteristiche ambientali, fisiche, economiche e socio-culturali e senza ridurre il livello di soddisfazione generale dei turisti.  Appare quindi evidente che l’obiettivo della capacità di carico è quello di fissare programmi turistici che tengano conto delle specificità ambientali, territoriali, sociali, culturali ed economiche dei siti intesi come “destinazioni turistiche”. Vengono prese in considerazione pure le caratteristiche urbanistiche del territorio, le tipologie turistiche che lo interessano, le problematiche inerenti al rapporto fra turisti e residenti e le politiche turistiche attuate solitamente dalle autorità locali. Sulla base di queste definizioni appare evidente, e il prof. Van Der Borg lo fa attraverso la crudezza dei numeri, come una città “turistica per eccellenza” come Venezia sia vicina al punto di non ritorno riguardo la questione della “saturazione” turistica. Tale problema permette quindi di valutare la capacità di carico per la città lagunare, e lo studio dell’Università di Ca’ Foscari citato dal prof. Van Der Borg lo ha fatto, ma permette pure di fare alcune considerazioni sulle politiche turistiche. Il grande problema di Venezia, ma probabilmente anche di altre città turistiche, è la gestione dei flussi. Su questi aspetti come ho potuto scrivere recentemente, le autorità politiche locali sono in forte ritardo. In questa estate la città lagunare ha vissuto uno stato d’assedio degno delle giornate di pieno carnevale: picchi di quasi 100 mila arrivi al giorno per la concomitanza del maltempo che ha portato molti vacanzieri delle spiagge in città e l’arrivo delle grandi navi da crociera. Più in generale, l’incremento medio per giugno e luglio è stato valutato in un 10%. Le categorie legate al turismo hanno espresso soddisfazione affermando che turismo porta ricchezza ma rimane sempre il dubbio tra i residenti  che queste entrate rimangano davvero alla città e ai suoi servizi soprattutto pubblici che devono affrontare spesso tali invasioni. Per cui ha ragione il prof. Van Der Borg  quando parla di necessità di ridurre l’afflusso complessivo di circa 10 milioni di visitatori annui che andrebbero spalmati meglio nel corso dell’anno e su tutta la superficie del centro storico. Bisognerebbe limitare il turismo mordi e fuggi che risulta quello più impattante per la città anche attraverso una tassazione che però, almeno quella prevista oggi dal Comune di Venezia, colpisce di più il pernottamento. La  “tassa di soggiorno” introdotta dal Comune di Venezia colpisce i turisti che pernottano negli alberghi del territorio comunale. Tassa che è determinata per persona e pernottamento fino a un massimo di cinque notti consecutive. L’imposta dunque non viene pagata a partire dal sesto giorno di permanenza in città e le aliquote sono diverse a secondo dell’alta o bassa stagione, all’ubicazione geografica della struttura alberghiera e alla sua categoria o tipologia. Si paga fino a 5 euro, gratis per i bimbi. Questi strumenti di fiscalità possono essere utili se applicati bene e, in questo caso, dissento dall’interpretazione che il prof. Van Der Borg fa della tassa, considerandola di scopo, per cui i proventi non dovrebbero sparire nel calderone della spesa pubblica ma essere sostanzialmente reinvestiti nel settore turistico per migliorare la qualità del servizio. Penso invece che dovrebbero questi fondi servire a coprire i costi cittadini che il mercato normalmente non rileva e che sono appunto quelli sociali, ambientali e di intasamento. Anche per non creare quella tensione sociale fra residenti e turisti che non fa bene a nessuno e che invece proprio in questa estate si è venuta a creare nel centro storico di Venezia. Lo sviluppo dei sistemi intelligenti di prenotazione sono altri aspetti che  a mio avviso diventeranno determinanti per uno sviluppo del turismo sostenibile sia di pernottamento che escursionistico. In questo caso vorrei anche spezzare una lancia a favore del turismo escursionistico inteso per me come un turismo “consapevole” per cui ecologico che rispetta l’ambiente e le caratteristiche etniche e culturali delle popolazioni  e che  intenderebbe vivere con loro per apprezzarne i gusti e le tradizioni. Oppure il turismo alternativo dove colui che segue questa linea cerca autonomamente destinazioni particolari, scegliendo di alloggiare in strutture economiche gestite direttamente dalle persone locali e vive in diretto contatto con loro o infine  il turismo responsabile dove l’attenzione del turista va sugli aspetti sociali e umani e sulle implicazioni etiche del turismo e dove l’escursionista ama immedesimarsi con la cultura di chi lo ospita. Queste forme di turismo “consapevole” possono essere una risposta al “turismo di massa” dando una alternativa ai normali flussi turistici localizzati, soprattutto in quelle realtà, come Venezia, che offrono un ecosistema umido, quale quello lagunare, unico nel suo genere.

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