Uscito su TERRA A NORDEST sabato 19 dicembre 2009
Dopo anni di discussioni, di segni tracciati sulle cartografie più o meno ufficiali di diversi piani urbanistici sovraordinati, la Romea commerciale potrebbe venire alla luce dopo l’approvazione da parte del Consiglio di Amministrazione dell’Anas del progetto preliminare della Orte-Mestre che, come ha ribadito più volte l’assessore regionale alle infrastrutture Chisso, “per noi rappresenta l’autostrada Romea commerciale e riconfermiamo l’esigenza e l’indispensabilità di dare corso a questa grande opera partendo con la Mestre-Ravenna, l’elemento più strategico nella connessione Nord-Sud Italia e con il Corridoio V”.
Il nuovo corridoio autostradale che inizierà ad Orte e terminerà a Mestre (la cosiddetta tratta E45-E55) sarà pronto con ogni probabilità verso il 2017, comunque entro il 2020. Così lo hanno confermato recentemente a Cavarzere (VE) i responsabili dell’Anas intervenuti al meeting di presentazione della nuova Romea commerciale. Principale obiettivo dell’opera è implementare la funzione di collegamento tra il Nord-Est italiano, la capitale, il sud Tirrenico, e il Corridoio Europeon. 5 per consentire la connessione tra il quadrante europeo occidentale e Kiev. Mediante tale intervento sarà dunque possibile riequilibrare i flussi di traffico nazionali che insistono sull’itinerario A1 (Orte-Bologna), A13 (Bologna-Padova) e A4 (Padova-Venezia). All’entusiasmo della Regione Veneto per questa opera fanno da contraltare le preoccupazioni espresse dagli amministratori locali e dalle Province di Rovigo e Venezia che sottolineano le criticità del progetto per i propri territori. Tale progetto è attualmente in attesa di ottenere la Valutazione di Impatto Ambientale dalla Regione Veneto che, a quanto detto dall’assessore Chisso, sta raccogliendo le osservazioni di comitati e cittadini per decidere entro la fine dell’anno. Il tracciato della Romea Commerciale ha previsto la soluzione di passaggio attraverso la Riviera del Brenta con innesto a Roncoduro (la cosiddetta ipotesi A). A Roncoduro dovrebbe pure sorgere, forse non a caso, la contestata Veneto City, altro intervento assai impattante per il territorio. Il passaggio sul Naviglio Brenta sarà, secondo l’Anas, a raso e non in tunnel. Circa 10 miliardi di euro il costo totale dell’opera, di cui 1, 4 pubblici e il resto anticipati dalla cordata guidata da GEFIP Holding. Per la vecchia e pericolosa SS 309 sono previsti pochi interventi, qualche attraversamento pedonale, qualche pista ciclabile, nessuna piazzola di sosta, nessuna corsia di emergenza, nessuna eliminazione dei pericolosi incroci a raso. Il problema della SS 309 pertanto rimane in tutta la sua gravità. Dura la protesta e la presa di posizione del CAT (Comitati Ambiente e Territorio) e della Rete NOAR (No Autostrada Romea) che raggruppano diverse associazioni civili e ambientaliste in rappresentanza della popolazione interessata dal tracciato. I comitati denunciano come sia stata di fatto ostacolata la consultazione dei progetti da parte dei Comuni, visto che la documentazione loro consegnata è stata sempre parziale e lacunosa; ma soprattutto hanno per l’ennesima volta sottolineato come il progetto della nuova autostrada non è in alcun modo giustificabile rispetto agli attuali e futuri livelli di traffico (mediamente 20.000 veicoli/giorno meno che lungo la SR 11 della Riviera del Brenta, dati Provincia Venezia 2008), e che continuare a sostenere questa grande opera significa impedire di spendere oggi pochi soldi per sistemare subito la statale 309, necessità ormai inderogabile. I comitati hanno presentato anche un’alternativa meno costosa: deviare subito il traffico pesante sulla A13, mettere in sicurezza la SS 309 e trasformarla in strada turistica, potenziando al contempo i servizi per il trasporto pubblico dei pendolari. Non secondari infine, i danni ambientali: per quanto riguarda il tratto emiliano-veneto, si calcola il consumo di almeno 331 ettari di suolo (86,7% terreni agricoli), e un impatto diretto su 11.000 ettari di Siti di Interesse Comunitario (SIC), 5.800 ettari di Zone di Protezione Speciale (ZPS) e 8.300 ettari di parchi regionali e zone di grande pregio naturalistico quali la laguna di Venezia, le valli di Comacchio e il Parco del Delta del Po