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Il Cadore difende il suo lago

Uscito su TERRA NORDEST 11 maggio 2010 

Tra gli abitati di Pieve di Cadore e Lozzo di Cadore, siamo nella provincia di Belluno, si trova il Lago di Centro Cadore, un bacino artificiale formatosi  negli anni cinquanta in seguito alla costruzione della diga di Pieve di Cadore che sbarra il Piave all'altezza della frazione di Sottocastello. L'infrastruttura faceva parte del complesso di dighe e centrali realizzati dalla SADE lungo l'alto bacino del fiume. In questo bel lago si specchiano i boschi del Centro Cadore e più in lontananza si scorgono alcune fra le crode più selvagge delle Dolomiti fra cui gli Spalti di Toro tanto amati e raccontati dallo scrittore e scalatore Mauro Corona.

Da anni i paesi che si affacciano sul lago come Pieve, Calalzo, Domegge e Lozzo, discutono di come sfruttare questa risorsa naturale e ambientale a fini turistici soprattutto di fronte alla crisi del comparto artigianale e industriale legato alle occhialerie che ha colpito tutta la zona. E mentre le comunità locali discutono, l’Enel ha presentato un progetto in qualità di proprietaria dell’invaso: propone di sghiaiare il lago e asportare i fanghi in modo da poter sfruttare il bacino al meglio per la produzione di energia. L’Enel ha emesso un bando di appalto lavori e concordato con la vecchia amministrazione provinciale un compenso sui proventi derivanti dalla vendita degli inerti. Insomma si vuole trasformare il lago del Centro Cadore in un lago che non c’è. Già normalmente nel periodo estivo il lago appare spesso tristemente senza acqua scatenando la protesta contro l’Enel delle popolazioni ed enti locali. Appare impensabile veder prosciugato il lago almeno per un decennio e percorso lungo le sponde da automezzi pesanti magari con la presenza di draghe nel letto del lago stesso. Un brutto vedere che potrebbe mettere seriamente in crisi l’ecosistema legato alla presenza del lago e mettere in pericolo la salubrità delle acque a valle. Nonché dare un colpo durissimo allo sviluppo turistico ed economico della zona. L’ingegner idraulico Giovanni Maria Susin, esperto conoscitore dell’area interessata dall’intervento, ha espresso le sue perplessità sul progetto dalle colonne del periodico Il Cadore edito a cura della Magnifica Comunità di Cadore. Premesso che il bacino oltre ad aver la funzione idroelettrica ha da anni anche la funzione irrigua a vantaggio dei Consorzi di pianura e serve come sbarramento per il contenimento delle piene, Susin ha evidenziato i danni ambientali ed economici se il progetto fosse realizzato. Il problema reale è lo scarico della vecchia centrale più a sud di Pelos (BL) che in sessant’anni si è riempito di ghiaia, per l’esperto idraulico l’alternativa è quella di portare lo scarico della centrale in galleria e far fluire in tubazione le ghiaie in acque profonde o oltre la diga. D'altronde è inutile togliere la ghiaia quando il Piave e i torrenti producono per ogni Kmq circa 1000 metri cubi di materiale all’anno e invece non si interviene colpevolmente a monte per evitare le piene. Il timore quindi è quello di trasformare il lago di Centro Cadore in una grande cava con le ovvie conseguenze. Così, mentre i comuni del Centro Cadore si mobilitano per avere garanzie sull’integrità del lago, la protesta comincia a montare fra la popolazione e pure sulla rete. Su Facebook è nato un gruppo con oltre 1300 sostenitori per difendere il lago e renderlo fruibile dal punto di vista turistico. L’appello è chiaro “battiamoci per un livello minimo che consenta di apprezzarne la bellezza e renderlo un biglietto da visita per l'intero Centro Cadore. L'acqua è un bene comune ed anche noi abbiamo il diritto di sfruttarla in maniera rispettosa dell'ambiente. Un lago vuoto e maleodorante offende la nostra dignità e mortifica chi ama il Cadore”.

Ultimo aggiornamento ( Venerdì 14 Maggio 2010 09:39 )

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