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Non abbandonate le montagne

Uscito su TERRA NORDEST il 27 aprile 2010 

Per fermare lo spopolamento della montagna bisogna fermare il suo impoverimento. E’ un problema noto quello dell’abbandono, soprattutto dei giovani, delle vallate dolomitiche per cercare impieghi e specializzazioni nei centri urbani di pianura. Il problema in questi ultimi anni si è fatto sentire molto soprattutto in Cadore dove la crisi delle occhialerie ed investimenti economici-imprenditoriali poco attenti hanno creato disoccupazione e problematiche sociali.

Il turismo, anche nel centro Cadore, se usato in modo attento e sostenibile può sicuramente divenire una risorsa ma non può bastare. Serve una nuova politica per la montagna che rilanci economicamente le vallate e che responsabilizzi le autonomie locali al fine di coordinare e sviluppare le grandi potenzialità racchiuse nel sistema montagna. Dicevamo del turismo che può essere una risorsa: Dolomiti –Unesco va in quella direzione ovvero verso un turismo sostenibile, culturale e di qualità. Quando dal dire si passerà al fare si potranno valutare le potenzialità di questo riconoscimento mondiale. Ma ci sono per fortuna anche giovani cadorini che hanno deciso di non abbandonare le proprie terre, di non andarsene, ma di diventare giovani imprenditori. Recentemente in una iniziativa promossa dal Comune di Calalzo di Cadore, dal Cai e dalla Fondazione Angelini contro lo spopolamento montano, si è parlato e discusso di queste nuove esperienze imprenditoriali.
Alcuni esempi: Marta Zampieri di Forno di Zoldo ha illustrato come dirige il suo allevamento di capre di cashmere, Chiara Osta di Padola nel Comelico  ha raccontato come è diventata intagliatrice di manufatti lignei, Marco De Monte, Simone De Monte e Andrea Tabacchi, soci di una falegnameria di San Vito di Cadore, hanno descritto la loro azienda che lavora i tronchi direttamente ne bosco grazie a una particolare macchina. Altri racconti hanno coinvolto la numerosa popolazione presente: Roberto Moreni ha raccontato la sua storia di agricoltore di ortaggi a Vinigo, bellissimo paesino cadorino situato sotto le pendici dell’Antelao, Claudia Scozzari la sua storia di giovane ricercatrice tornata in Cadore in seguito all’apertura del Laboratorio Multiphysics Lab di Vallesella di Cadore e Lina De Bernardo di Domegge ha spiegato come è riuscita a restaurare e rilanciare con la sua famiglia lo storico Eremo dei Romiti, oggi rifugio raggiunto da numerosi escursionisti, situato fra i boschi di Domegge sotto il gruppo del Cridola.
Ma anche la cooperazione sociale è stata una risposta alla crisi economica e occupazionale che ha colpito questi territori. Una risposta importante per non far sparire il lavoro (agricolo, artigianale e di servizio) legato al territorio e alle sue tradizioni, un lavoro che serve ancora a far esprimere un essere umano. Così, con questo spirito, Claudio Agnoli nella sua stupenda e rustica “stalla” situata a Vallesina , piccolissima frazione di Valle di Cadore, mi ha illustrato la Cooperativa sociale Cadore S.C.S. . La missione della cooperativa è l’inserimento lavorativo e i servizi offerti dalla cooperativa (pulizie, manutenzione del verde, pronto intervento per piccole riparazioni e manutenzioni, servizi vari) sono svolti da squadre con la presenza di lavoratori diversamente abili che supera addirittura i parametri indicati dalla legge. “Il territorio delle Dolomiti è certamente un grande valore in sé, ci dice Agnoli, cercare di inventare occasioni di lavoro guardando ad esso è l’impegno della Cooperativa”. Un messaggio forte e importante che non possiamo non condividere.
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