Intervento uscito su TERRA NORDEST il 12 ottobre 2010

Non c’è pace fra le montagne dolomitiche. Mentre imperversa la polemica sulla scelta della Provincia di Belluno di localizzare a Sedico presso la Villa Patt la sede della Fondazione delle Dolomiti Unesco scatenando le proteste delle valli dolomitiche dall’agordino al cadore che hanno protestato in quanto “ Sedico è città di pianura” evidenziando in realtà le contraddizioni di una scelta che appare un po’ anomala, nelle piazze dei paesini dolomitici sono presenti i gazebo per la raccolta firme a sostegno del referendum per chiedere al Consiglio Provinciale di Belluno l’indizione del referendum per creare tre province autonome (Belluno con Trento e Bolzano) e una grande Regione Dolomiti.

Insomma si torna a chiedere nelle montagne venete la separazione dalla Regione Veneto. Scrivono i promotori che “non siamo diventati nemici del Veneto, con cui avremo, sempre, rapporti di stretta amicizia e collaborazione. Questa proposta è diretta a trovare soluzione ai gravi problemi della montagna bellunese. Nulla di più, nulla di meno. Una scelta pratica, concreta, non ideologica e ostile. Il Veneto ha scelto, definitivamente, uno sviluppo urbano che emargina e distrugge le comunità delle periferierurali e montane. Inoltre è l’unica possibilità per l’intera provincia di evitare la dissoluzione come entità autonoma. In provincia di Belluno ogni anno muoiono 800 bellunesi più di quelli che nascono. Il saldo naturale (nati meno morti) è negativo dal 1990. Non ci sono più le forze per ricambiare i 110 mila attivi (ne mancheranno circa 13-15 mila entro il 2020 e senza gente che lavora non si potrà mantenere l’attuale reddito pro capite di circa 30 mila €, con il patrimonio di circa 451 mila € per famiglia), né mantenere tutte le persone inattive, che diventeranno di più degli attivi. Questa evoluzione demografica ha fatto crescere l’indice di vecchiaia a 182 e gli anziani in provincia sono 1/4 dei residenti. In alcuni paesi ci sono 4 anziani per ogni ragazzo con meno di 15 anni. Per i promotori, il passaggio ad una Regione interamente montana permetterebbe di produrre politiche economiche e sociali adeguate a territori montani senza rinunciare alle origini e al carattere veneto di una parte delle comunità bellunesi (dove alcune comunità sono d’origini e caratteri diversi da quelli veneti). Un referendum provinciale darebbe insomma forza sufficiente per dare una risposta, pacifica e praticabile al desiderio d’autonomia, già manifestato con referendum comunali a Lamon, Sovramonte, Cortina, Colle Santa Lucia, Livinallongo e Sappada, che da un lato non hanno portato all’esito sperato e che, in caso di distacco di questi Comuni, produrrebbe la dissoluzione amministrativa della Provincia. Ironia della sorte il tutto avviene nella Regione governata dalla Lega che con il governatore Zaia  ha dichiarato che il referendum rischia di diventare una guerra tra poveri e non va condiviso promettendo in compenso che nello statuto regionale ci sarà gran spazio per Belluno. Anche per il Sindaco leghista di Calalzo di Cadore Luca De Carlo il referendum non serve, la prima carica della città ha fatto scrivere nello Statuto comunale, da poco approvato, che “il comune si trova in Veneto e in Veneto vuole rimanere” . Separatisti avvertiti. La raccolta firme durerà fino al 17 dicembre 2010.

Ultimo aggiornamento ( Mercoledì 13 Ottobre 2010 20:43 )