“I miei ricordi” di Walter Bonatti (Baldini Castoldi Dalai edizioni, 2010) è un bel libro di memorie del grande scalatore italiano che ho letto in versione e-book format Kindle_Amazon e scaricabile gratuitamente. 
E’ sicuramente un bel libro ma soffre di una certa frammentarietà, tanti spezzoni che a volte sembrano finire “frettolosamente” e che non rendono giustizia alle stesse imprese raccontate da Bonatti. 
 
Diventa pertanto un libro non scorrevolissimo e non sempre di facile lettura. 
Il volume ci fa conoscere la grande abilità di scalatore di Bonatti ma anche la forza del suo spirito, la sua grinta e la capacità di vivere sempre “in equilibrio” con la natura. Un uomo che ha fatto del coraggio e della solitudine un modalità di vita. Ecco cos’era per me Bonatti: un uomo libero, forte e solitario.
Scriveva Bonatti: 
“le montagne …non sono che il riflesso del nostro spirito, hanno quindi il valore dell’uomo che le ama e vi si misura, altrimenti non rimangono che sterili mucchi di pietra”.
o ancora
“Il valore di una montagna, e dunque della sua scalata, è costituito a mio avviso dalla somma di elementi diversi e tutti importanti: l’estetico, lo storico, l’etico.”
Il libro racconta le sue avventure  in montagna degli anni ’60 e ’70 e le sue leggendarie scalate dei mostri sacri quali il Dru,la nord di Lavaredo, Cervino, Grandes Jorasses. 
La parte finale del libro è più amara, Bonatti la dedica alla triste vicenda della scalata italiana del 1954 del K2. Bonatti parla delle polemiche lunghe oltre cinquant’anni che coinvolsero lui, Desio, Compagnoni e Lacedelli. Di tutto questo si è detto e scritto molto, Bonatti fu completamente scagionato dalle accuse e passò la parte finale della sua vita a ricordare come erano andate davvero le cose. Una brutta pagina di uno strano Paese, l’Italia, che riesce a oscurare pure grandi imprese sportive con sterili accuse e aspre polemiche che la storia ha poi dichiarato assolutamente infondate. 

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