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La tutela giuridica dell'ambiente

Uscito sulla rivista Verde Ambiente numero marzo-aprile 2001

Nel 1992, a Rio de Janeiro, nell’ambito della conferenza mondiale sull’ambiente e sullo sviluppo, sono stati unanimemente condivisi una serie di elementi innovativi che avrebbero dovuto tradursi in azioni concrete: il principio dello sviluppo sostenibile, il principio dell’intervento preventivo a tutela delle risorse naturali e della salute umana, il principio della partecipazione attiva del cittadino contenute nell’agenda 21 e il diritto del cittadino all’informazione in materia ambientale. Da quell’avvenimento l’Europa e l’Italia hanno profondamente trasformato il quadro legislativo sui temi ambientali senza tuttavia riuscire sempre a rendere meno netta la distanza tra atti giuridici e amministrativi e partecipazione sociale e civile alle modificazioni territoriali. E’ aumentata nel frattempo la consapevolezza che nessun tipo di politica ambientale può essere programmata, e ancor meno attuata, se manca nella società civile la capacità e la sensibilità di capire che l’ambiente è un bene che appartiene a ogni cittadino, a ogni persona umana, di fatto, un diritto umano. Come ha scritto recentemente Aaron Sachs bisogna riuscire a connettere i diritti umani e civili all’ambiente. Un esempio è stata la lotta di Chico Mendes, sindacalista brasiliano conosciuto a livello internazionale per le battaglie portate avanti contro la deforestazione in Amazzonia, una lotta di giustizia civile prima, di diritto ambientale dopo. Infatti il suo scopo principale era quello di tutelare il diritto dei suoi compagni cavatori di gomma a guadagnarsi di che vivere nella foresta. Dopo aver conosciuto il movimento ambientalista, Mendes nel 1985 realizzò che la battaglia internazionale per salvare la foresta pluviale e la sua battaglia, più locale, per dare maggiore forza ai suoi abitanti, erano quasi la stessa cosa. Questo evidenziava un punto centrale del suo messaggio: egli aveva dimostrato, prima di essere barbaramente ucciso, che i diritti civili e di giustizia sociale e le questioni legate all’ambiente erano collegate strettamente. Gli ambientalisti impararono da Mendes che una delle migliori strade da seguire per prevenire la deforestazione era quella di usare l’approccio dei diritti umani, per riformare il sistema di applicazione della legge e conferire potere alla gente che avrebbe così potuto preparare delle proteste in difesa della propria salute e dei propri mezzi di sostentamento. In seguito, le varie esperienze associative e democratiche in Brasile tennero conto di questa connessione fra società civile e sociale e la grande problematica ambientale.
Il 17 marzo 2001, un convegno organizzato a Venezia dal circolo locale dell’associazione VAS – Verdi Ambiente Società e dall’assessorato alle Politiche Ambientali della Provincia di Venezia dal titolo “La tutela giuridica dell’ambiente ed il ruolo della società civile”, ha cercato nuovamente e su queste linee guida, di mettere a confronto esperienze diverse di associazioni ambientaliste, amministratori, studiosi e magistrati, con l’intento di approfondire alcuni aspetti del diritto ambientale e della democrazia partecipativa.
Si sono succeduti quindi vari interventi cha hanno affrontato la questione sotto vari punti di vista. Gherardo Ortalli, docente di storia medioevale all’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha illustrato come il rapporto fra uomo e ambiente non sia unilaterale ma fortemente dialettico. Con un breve excursus storico ha spiegato come l’uomo da aggredito dalla natura si è trasformato in aggressore e, infine, ha sostenuto che oggi la legge ha più bisogno, rispetto un tempo, dell’appoggio della società civile per essere efficace specialmente nel campo ambientale. Giorgio Diafferia, dell’Università di Torino e dell’Ufficio di Presidenza nazionale dell’ass. VAS, si è soffermato sulla necessità della verifica scientifica delle denuncie ambientali portando ad esempio tutta una serie di casi in cui le battaglie ecologiste sono state accompagnate da delle verifiche reali dal punto di vista scientifico. Luca Ramacci, sostituto procuratore della Repubblica del Tribunale di Venezia, ha affermato che nel campo del diritto ambientale le norme sono contraddittorie, non amalgamate tra di loro, le competenze confuse. Manca pure un effettivo controllo sul territorio in quanto gli stessi controlli vengono eseguiti da soggetti che non godono nell’organizzazione interna degli uffici di una sufficiente autonomia o sono sottoposti a eccessivo controllo politico. Gianfranco Amendola del Tribunale di Roma, si è soffermato sul grande numero di leggi ambientali emanate che spesso diventano loro stesse causa di disapplicazione delle norme ambientali. Molto spesso, ha sostenuto Amendola, il testo degli articoli risulta incomprensibile e tutto ovviamente non giova a chi vuole applicare correttamente la normativa vigente. Gianluca Bortolozzo, della associazione Gabriele Bortolozzo, ha ricordato la battaglia di suo padre, lavoratore a Porto Marghera, per denunciare le morti da CVM all’interno del petrolchimico. Oggi quelle denuncie hanno dato origine a un processo storico, quello per l’appunto contro il petrolchimico di Porto Marghera, che rappresenta una tappa fondamentale dell’impegno civile e giudiziario nel campo della tutela ambientale e della salute della popolazione. Sara Fioravanti dell’ufficio legale WWF Italia, si è soffermata sul problema dell’accesso alle informazioni in materia ambientale ricordando l’importanza del Decreto Legislativo 39/97 che ha permesso a chiunque la libertà di accesso alle informazioni relative all’ambiente in possesso delle autorità pubbliche, nonché la diffusione delle medesime. Francesco Acerboni, dell’associazione VAS circolo di Venezia, si è soffermato sul principio di precauzione come tendenza della normativa ambientale, aspetto giuridico oggi al centro dell’attenzione in campi particolari come le biotecnologie oppure l’inquinamento elettromagnetico. Sono poi intervenuti o hanno relazionato anche Giovanni Damiani, direttore dell’ANPA, Antonino Abrami  magistrato della Corte d’Appello di Venezia, Guido Pollice, Presidente nazionale dell’associazione VAS, Delia Murer assessora alla tutela del territorio e Polizia Provinciale della Provincia di Venezia, Ezio Da Villa assessore alle politiche ambientali della Provincia di Venezia, Michele Di Lecce GIP Tribunale di Milano, Maurizio Pernice direttore generale Ministero dell’Ambiente – Servizio Rifiuti e Bonifiche.
I lavori sono stati conclusi da Gianfranco Amendola che ha riassunto in poche parole la convinzione di molti: “non esiste la via giudiziaria alla tutela dell’ambiente, ma è un’arma quest’ultima che si deve ricominciare a usare, ancorandosi a saldi principi e colpendo con sane sanzioni”.

 

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