Intervento uscito su TERRA NORDEST il 5 ottobre 2010

Abbiamo posto alcune domande all’assessore regionale all’agricoltura e parchi del Veneto Franco Manzato anche alla luce del suo forte impegno, insieme ad altri governatori, nella Conferenza Stato/Regioni contro l’introduzione degli Ogm nella nostra agricoltura.


1. Ass. Manzato, ha presentato in Giunta Regionale martedì scorso un piano contro la diffusione degli Ogm nel territorio veneto e per la difesa delle tipicità agroalimentari del nostro territorio, si profila dopo le titubanze e le perplessità della precedente amministrazione regionale a guida Galan un Veneto Ogm free?
Si tratta ancora di una proposta di massima e riguarda un disegno di legge che poi dovrà fare tutti i passaggi istituzionali in Consiglio, fino ad arrivare all’approvazione in aula. E’ un passaggio obbligato, dal momento che la competenza legislativa in materia di agricoltura è esclusiva delle Regione, come ha ribadito la Corte Costituzionale proprio affrontando questa materia e dichiarando illegittima gran parte della norma nazionale. Nello stesso tempo dobbiamo colmare l’attuale vuoto normativo.
Tecnicamente, la proposta riguarda norme urgenti di tutela delle filiere agroalimentare convenzionali e biologiche, alla luce del recente orientamento della Commissione Europea espresso con la raccomandazione del 13 luglio scorso, che lascia facoltà agli stati membri di decidere sulla materia. Sotto il profilo degli obiettivi, il vero problema è tutelare le nostre produzioni tipiche e certificate nel mondo, dove trovano sempre più numerosi estimatori e venderle al meglio in modo da garantire maggiore reddito alle imprese. Sto parlando in questo caso di ormai 35 prodotti DOP e IGP, di oltre 350 prodotti del Veneto censiti nell’Elenco Nazionale dei Prodotti Agroalimentari, di 26 DOC e ormai 10 DOCG dei vini (anche se alcune saranno disponibili sul mercato solo dopo la vendemmia in corso).


2. Ma il Veneto, assieme ad altre regioni italiane anche di colore amministrativo diverso penso alla Puglia di Vendola, riusciranno a “convivere” con un Ministro alle politiche agricole come Galan propenso ad aprire invece l’Italia agli Ogm? Non si profila un pericoloso scontro istituzionale?
Il Ministro Galan ha le sue idee sulla questione e anche poco chiare.
Da un lato chi vorrebbe seminare ogm ma non può farlo perché mancano linee di coesistenza e dunque non può essere autorizzato; dall’altro l’Unione Europea, che in ogni caso ha cambiato rotta. In ogni caso non vedo i motivi di uno scontro istituzionale: io dico che il Ministro deve lasciar fare alle Regioni. Piuttosto potrebbe riaprirsi uno scontro politico più generale rispetto al problema della coltivazione di ogm, a fronte di quelle che io considero inderogabili esigenze di tutelare il buon nome e il reddito del Made in Italy, il cui valore è tale che nel mondo è più imitato che realmente proposto ai consumatori.
Dall’altro lato sono e rimango convinto che ci sia una forte spinta delle multinazionali del settore a fronte di un’Europa sempre più diffidente, mentre produrre le stesse cose che produce il resto del mondo non ci conviene proprio e anzi è un autogol. Qualcuno dice che per l’alimentazione animale ci fanno risparmiare. Io dico di no, che il risparmio monetario è minimo ma in compenso la banalizzazione della materia prima si rifletterebbe negativamente sul prodotto finito.
3. Sta organizzando il G20 dei parchi nel Veneto: ambiente, sviluppo e agricoltura possono coesistere nell’ottica di uno sviluppo sostenibile del territorio?
Devono coesistere. I nostri parchi non sono frutto di una conquista territoriale su aree considerate di fatto disabitate, ma sono luoghi dove si è svolta e si svolge la storia di parte delle nostre comunità. In questo caso l’esigenza non è di lasciare tutto come sta, ma di preservare il territorio da possibili scempi rispetto al bello costituito dall’interazione tra natura e uomo. Questo significa che le comunità che vivono nei territori tutelati a parco ne sono gli attori principali in tutti i sensi, non sono “abitanti di una riserva”. La loro presenza è indispensabile e devono poter crescere e svilupparsi. Il cosiddetto G20 dei parchi al quale sto pensando vorrebbe proprio avere questo significato: riunire probabilmente per la prima volta i responsabili dei grandi parchi del mondo per indicare la strada non tanto su cosa noi possiamo fare per i parchi ma anzi su cosa i parchi possono fare per la gente. Per farli vivere dobbiamo renderli vissuti e partecipati: da chi ci abita, ma anche da chi vuole vivere una “avventura di vita” scelta, che non è un safari ma uno stile. Uno stile, aggiungo, che è anche proposta turistica, economica e culturale.


4. Da qualche tempo lavora a un manifesto sociale che coniughi le attività dell’uomo, l’ecologia e lo sviluppo responsabile, ce ne vuole parlare?
Il discorso è estremamente semplice e nello stesso tempo dannatamente complesso. Io penso che abbiamo dato alla politica e all’amministrazione tante di quegli stimoli da aver perso di vista l’obiettivo principale, per non dire esclusivo, di questi due segmenti della società che da noi sono diventati molto connessi. L’obiettivo principale è l’uomo, siamo noi come persone: la politica, l’amministrazione, la società stessa hanno senso se ci fanno crescere, se migliorano la nostra vita in tutte le direzioni. Nel miglioramento c’è “anche” il benessere economico, ma non esclusivamente l’economia, sennò rischiamo di creare ricchezza che si concentra anziché spargersi sul territorio. E’ il motivo per il quale ho, non da oggi, molti dubbi su quelle che vengono volgarmente chiamate multinazionali e che più prosaicamente definisco posizioni dominanti. Proprio in un’ottica liberale queste rischiano di conculcare con il proprio peso e il loro potere la legittima concorrenza.

5. Poche settimane fa, Angelo Bonelli presidente dei verdi italiani ha presentato, con non poco coraggio visto il periodo politico che viviamo, la costituente ecologista, sottoscritta da numerose personalità, che intende superare i verdi per creare un nuovo movimento trasversale oltre la destra e la sinistra e di stampo europeo, cosa ne pensa un assessore della Lega che fa battaglie spesso condivise dal mondo ambientalista e verde?
Voglio essere franco, giusto per essere me stesso. Posso dire che sono perplesso? Non per Bonelli, ma per la strana voglia di trasversalità che pervade in questo momento buona parte del mondo politico, che però a mio avviso fa di questa trasversalità non un momento di crescita ma l’estrema difesa di posizioni che cercano di vivere più sulla rendita del passato che sulla capacità di capire accompagnare il cambiamento. Se alla fine la ricerca di questo movimento trasversale si dovrà confrontare nell’arena politica, mi pare che ci si trovi di fronte ad un’azione per recuperare voti più che per far crescere le coscienze. E allora non si va da nessuna parte, ovvero si resta sempre fermi, coi soliti noti che dicono le solite cose e magari lasciano intatti i soliti problemi senza risolverli. Essere ambientalisti per me significa cambiare le cose, progredire,non fermare. Sono convinto che su questo siamo anche d’accordo tutti o quasi, ma poi bisogne essere politicamente conseguenti. A me viene facile l’ovvietà della difesa dell’ambiente nell’equazione che l’ambiente è il territorio dove vive la mia comunità, e che dipende da essa sia il suo presente sia il suo futuro.