Questo intervento è uscito sul Gazzettino e la Nuova Venezia del 2 ottobre 2009

La denuncia dei verdi riguardo l’arrivo possibile di centomila tonnellate di rifiuti tossici a Marghera dimostra ancora una volta come Marghera sia considerata sostanzialmente la “pattumiera d’Italia”.

L’impianto di stoccaggio di rifiuti speciali e pericolosi previsto nell’area ex PA2/4 del Petrolchimico rappresenta un pericoloso esempio di quello che “Porto Marghera” non dovrebbe diventare. Al posto di guardare avanti, alla bonifica dell’area per dare un nuovo futuro pulito e moderno a Porto Marghera , al posto di applicare quanto previsto dai numerosi protocolli, programmi, accordi, firmati da ogni possibile istituzione e autorità, categoria e parti sociali,  al posto di rilanciare l’area con produzioni innovative, tecnologiche e pulite, azioni più o meno nascoste tendono a riportare Porto Marghera agli anni ’80 quando era lecito bruciare di tutto. Preoccupa e, in un certo senso, amareggia, leggere ancora sui giornali certe proposte e certe idee che tentano di rientrare dalla finestra dopo essere state scacciate da mobilitazioni cittadine e azioni istituzionali e politiche. Serve una risposta forte delle istituzioni e degli enti locali, serve una opposizione forte al progetto per non delegare ad altri il futuro del waterfront lagunare, serve che gli ambientalisti, in questa particolare e difficile fase della vita politica e civile, riprendano forza rilanciando idee e proposte per la difesa della qualità della vita e contro il ritorno dei “fantasmi” del passato.

 

 

Ultimo aggiornamento ( Martedì 08 Dicembre 2009 21:04 )