Uscito su TERRA NORDEST il 12 luglio 2011

A Pontida, nel recente raduno “padano”, fra striscioni, cori e qualche regolamento di conti interno alla Lega, non è passata del tutto inosservata la proposta dell’assessore all’agricoltura del Veneto Franco Manzato in merito alla possibilità che le spese per l’acquisto di prodotti alimentari Dop e Igp si possano detrarre come si fa per le spese sanitarie, le assicurazioni sulla vita e le spese d’istruzione.

Una provocazione? Forse qualcosa di più concreto e interessante. La Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) del Veneto prova a ragionare sulla fattibilità e la novità di una proposta che, passata un po’ in sordina, non è rimasta certo inosservata agli occhi degli agricoltori: “Sarebbe interessante capire la percorribilità della proposta fatta da Manzato. Sicuramente trovare nuove strade per incentivare le famiglie a consumare italiano non è male. Detraibilità inoltre significa favorire anche la legalità, dato che non si può detrarre una spesa senza presentare lo scontrino fiscale. E questo a vantaggio di tutti”. Così il presidente di Cia Veneto, Daniele Toniolo, commenta il disegno dell’assessore all’agricoltura veneto che per rilanciare i consumi e a garanzia della sicurezza alimentare azzarda l’ipotesi della detraibilità fiscale, secondo scaglioni, per l’acquisto di prodotti agroalimentari certificati. Per Cia Veneto l’idea che il conto delle famiglie, venete e non, per riempire la borsa alimentare di tipicità locali  potrebbe essere scaricabile non è utopistico, bensì orienterebbe le scelte a sostegno del Made in Italy. E gli incentivi a mettere nel carrello prodotti come la casatella trevigiana Dop, il fagiolo di Lamon Igp, il radicchio di Chioggia Igp, piuttosto che l’aglio bianco polesano Dop con il vantaggio di pagare anche meno tasse sarebbero un incentivo alla stessa agricoltura. A patto che – puntualizza Cia Veneto – nella lista della “spesa Doc” da detrarre finiscano tutti i 142 prodotti italiani dop, gli 84 prodotti Igp e i 2 Stg, specialità tradizionale garantita”. Si faccia dunque strada lo studio di fattibilità della proposta di Manzato, senza però lasciare sullo scaffale tutto il resto dei prodotti certificati italiani. Non ce ne vogliano i “padani” doc.