Home Articoli responsabili 2000 Per l'ambiente del terzo millenio serve più informazione

Per l'ambiente del terzo millenio serve più informazione

Uscito sulla rivista Verde Ambiente numero di giugno-luglio 2000

Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 si è assistito a un fiorire di riviste specializzate in natura, ecologia, ambiente, alimentazione naturale. Il filone naturalista raggiungeva le vendite maggiori con Airone che superava le 250.000 copie, ma anche Oasis, Atlante, Natura Oggi, vendevano migliaia di copie. Vi erano pure filoni più legati a temi politici, come La Nuova Ecologia o con un approccio tecnico-scientifico, vedi Impresa Ambiente, Inquinamento, Gea, Difesa Ambientale, Verde Ambiente e, ancora, riviste legate al mondo dei consumatori : Il Giornale della Natura, Altro consumo, Qualità, Il Salvagente, Il Gambero Rosso. Negli ultimi anni questa presenza così variegata ed interessante ha conosciuto una forte semplificazione imposta dalla crisi di mercato. Molte testate sono sparite altre hanno dovuto rivedere spesso la propria linea editoriale per rimanere competitive e attirare nuovi lettori.
Parallelamente, il panorama dei giornalisti che si occupano d’ambiente è formato da qualche centinaio di professionisti che scrivono saltuariamente di questioni ambientali e da circa 100 iscritti all’Aiga (Associazione italiana giornalisti ambientalisti). Rimangono poche le trasmissioni radiofoniche e televisive che si occupano di problemi ambientali, poche sono le rubriche e le pagine specializzate sui quotidiani che si occupano di territorio, animali, inquinamento, testimoniando il fatto che solo alcuni argomenti sono di moda. L’anomalia italiana è evidenziata maggiormente se misurata con la stampa internazionale. Nel giugno 1992, il mese dell’Earth Summit di Rio de Janeiro, i due giornali italiani presi in considerazione da una ricerca dell’Enea - la Repubblica e il Corriere della Sera - hanno pubblicato 272 articoli contro i 1000 dei due quotidiani statunitensi analizzati - New York Times e Washington Post- .Il Washington Post ha collocato questi articoli in prima pagina nel 49% dei casi, il New York Times nel 31% dei casi, il Corriere della Sera nel 12% dei casi e la Repubblica nell’8%.
Un quadro assai desolante reso tale anche dalle semplificazioni esagerate o catastrofiche spesso usate, dove un atteggiamento poco corretto dal punto di vista scientifico provoca una caduta di credibilità agli occhi del pubblico e degli addetti ai lavori. La continua ricerca “di quello che fa notizia” rappresenta sicuramente un problema fondamentale per una corretta informazione ambientale.
A Venezia dal 29 marzo al 1 aprile 2000, nell’ambito del SEP Pollution di Padova (il salone internazionale delle tecnologie ambientali), si è tenuta la prima Biennale Internazionale della Comunicazione Ambientale (BICA) ideata e organizzata da Federambiente, con il supporto di PadovaFiere e VeneziaFiere. BICA ha rappresentato un punto di incontro importante fra tutti i soggetti che, per lavoro, per studio, per ricerca, per cultura, sono impegnati nella comunicazione ambientale. Amministrazioni, enti pubblici e privati, industrie, associazioni ambientaliste e giornalisti, si sono confrontati con l’obiettivo di migliorare l’informazione ambientale, aspetto importante per dare una svolta, anche culturale, alla nostra società contemporanea. Nei saloni della fiera, erano presenti le principali industrie del settore ambientale ma anche le associazioni ambientaliste come Greenpeace, Legambiente, Verdi Ambiente Società, che illustravano i vari materiali divulgativi sull’ambiente. All’interno della fiera sono stati organizzati vari convegni su temi specifici quali l’emergenza rifiuti, la chimica pulita e, ovviamente, la comunicazione ambientale. Dal convegno “La Comunicazione ambientale da informazione a sistema integrato di relazioni” è emerso che l’ambiente deve divenire parte integrante della vita quotidiana, ma ci deve essere anche la possibilità di capire l’ambiente, di leggerlo e, per questo motivo, serve la collaborazione fondamentale dei mass media. Negli incontri che si sono susseguiti al BICA, è stata ribadita con forza pure la necessità di dare visibilità alle tematiche ambientali e, in questo contesto, l’importanza di una collaborazione fra associazioni di difesa del territorio e aziende che operano nello stesso, appare necessaria. Articolata in tre momenti (esposizioni, convegni, eventi) BICA ha quindi rappresentato un momento di confronto e riflessione anche per la “stampa ambientale” presente alla fiera - fra cui Verde Ambiente - che ha cercato di capire i motivi di una crisi editoriale e di rilanciare il proprio ruolo informativo per contribuire, come ha cercato la prima edizione di BICA, a creare un nuovo modello di sviluppo capace di integrare salvaguardia ambientale, necessità economiche e qualità di informazione.

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