Uscito su TERRA il 23 dicembre 2009
Il National Geographic Traveler ha reso noto in questi giorni una ricerca, elaborata da un comitato formato da 94 esperti in turismo sostenibile, che ha stilato una classifica sui siti Unesco meglio gestiti e preservati prendendo in considerazione 94 luoghi giudicati più importanti tra gli attuali 830 dichiarati Patrimonio dell’Umanità. In questa classifica, il sito meglio gestito e meglio preservato è quello dei Fiordi della Norvegia Occidentale, seguito poi dalla città di Vezelay (Borgogna) e Granada (Andalusia).
La prima città italiana la troviamo al dodicesimo posto ed è Siena. La città toscana per gli studiosi riesce a ospitare migliaia di turisti e mantenere la sua vita reale “con il bucato appeso nei vicoli”. Il centro storico è libero dalle macchine e ricco di fantastiche architetture ma non sembra per gli studiosi “di essere in un palcoscenico ma in un luogo dove si possono mettere radici”. L’ambiente cittadino è vivace e il turismo non ha stravolto la vita dei cittadini che “non lavorano per il turismo, piuttosto il turismo lavora per loro”.Al diciottesimo posto, seconda per quanto riguarda siti italiani, troviamo Assisi. Per i ricercatori “la città vecchia all’interno delle mura è ben gestita malgrado il gran numero di visitatori…”. Apprezzato sia il restauro del dopo terremoto e sia lo sviluppo moderno della città avvenuto specificatamente all’esterno delle vecchie mura. Al ventunesimo posto dei siti Unesco analizzati, quindi al terzo posto per i siti italiani, troviamo la costiera amalfitana. I ricercatori evidenziano la spettacolarità della costa e il fatto che Amalfi mantenga intatta la sua peculiarità di città costiera e gli edifici moderni risultino ben integrati nel paesaggio. “Amalfi e Positano – scrivono i ricercatori – mantengono il loro fascino”. Seguono poi un po’distanziate nella classifica Portovenere-Cinque Terre e Firenze. Al quart’ultimo posto della classifica e nota dolente per l’Italia troviamo Venezia e la sua Laguna. Peggio della città lagunare hanno fatto solo le isole Galapagos, Portobello (Panama) e la valle di Katmandu (Nepal).
Nel rapporto si legge riguardo Venezia che“si prova un senso di decadenza ovunque in città e per lo più dispiace, da visitatori, sentirsi complici del deterioramento della città. Non si percepisce la “vita reale” delle persone, poiché ciascuno sembra interessato soprattutto ad ottenere il massimo dai turisti. La visita culturale è perciò limitata ai monumenti, alle chiese e ai suoi rii”. Una città quindi spopolata, priva di vitalità, che ha perso la potenza di un tempo, questa la descrizione impietosa di Venezia. Esistono però ancora zone, secondo gli studiosi, dove si possono vivere le tradizioni veneziane non danneggiate dal turismo di massa. Pertanto non solo sovraffollamento, non solo un grande contenitore per visitatori di passaggio, ma una città che può ancora riscattarsi partendo dalle aree più popolari e tradizionali e non snaturate dal turismo e dalla sua laguna, ambiente straordinario, che potrebbe essere valorizzato attraverso un turismo moderno, consapevole e sostenibile.

Ultimo aggiornamento ( Mercoledì 17 Febbraio 2010 21:57 )