Home Articoli responsabili 2008 Gli "scarti puliti" di Marghera

Gli "scarti puliti" di Marghera

Uscito sul settimanale Carta - Estnord n. 13 - 2008

Nell’ambito degli incontri su tematiche ambientali organizzati negli spazi dell’ultimo salone nautico di Venezia, la Regione Veneto ha presentato in un partecipato workshop il “Progetto per Venezia”, strumento per una crescita equilibrata e innovativa del territorio veneziano previsto dal Programma Regionale di Sviluppo approvato ancora nell’estate scorsa. Proseguendo l’illustrazione dei principali temi trattati nell’incontro anche in questa settimana, interessanti risultano i dati illustrati dal dott. Paolo Campaci, Dirigente responsabile Servizio Bonifiche Porto Marghera per la Regione del Veneto, che ha fatto il punto sullo stato di attuazione della bonifica del suolo e delle acque nel Sito di Interesse Nazionale di Porto Marghera (SIN). Il Sito di Interessa Nazionale così come definito dal DM Ambiente del 23 febbraio 2000, consta di 3300 ettari di superficie da bonificare e mettere in sicurezza. Di questi, 70 ettari sono stati bonificati prima dell’entrata in vigore della Legge 471/99, 230 ettari sono stati messi in sicurezza permanete, 290 ettari sono oggi soggetti a bonifica, 830 ettari di superficie sono in attesa del Decreto di via libera alla bonifica da parte del Ministero dell’Ambiente, 1600 sono i progetti di intervento che attualmente sono in corso di istruttoria. Il dott. Roberto Bertaggia, Dirigente regionale del servizio gestione Accordo per la chimica, ha parlato della riconversione e riqualificazione di Porto Marghera, ricordando e soffermandosi sul ruolo strategico di piattaforma logistica dell’intera area, senza dimenticarsi però della necessità di mantenere la chimica, cosiddetta “pulita”, a Porto Marghera. L’ing. Matteo Ametis, Vicedirettore Veneto Innovazione Spa, ha parlato dei progetti di ricerca e prospettive di utilizzo delle tecnologie per l’idrogeno nel Veneto e soprattutto a Marghera, anche se, paradossalmente, questa fonte pulita, come evidenziato dal relatore, deriverebbe dagli scarti del ciclo del cloro delle lavorazioni industriali di Porto Marghera, che di pulito hanno ben poco e che secondo molti, in questi luoghi, non dovrebbero più essere prodotti.

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