La Regione scorda il parco lagunare
Uscito sul settimanale Carta - Estnord n. 32 - 2007
I Consiglieri regionali Piccolo, Stival, De Boni, Silvestrin, Laroni, Tesserin, Caner e Ciambetti, hanno presentato recentemente la proposta di legge n. 60 “Istituzione dell’Ecomuseo della Laguna di Venezia”, proposta di legge attualmente in discussione che, stando alla scheda di analisi economica-finanziaria in adempimento alla legge regionale n.39/2001, avrebbe ottenuto una copertura finanziaria. L’art. 1 “Finalità” del progetto di legge afferma che la Regione Veneto “promuove l’istituzione dell’Ecomuseo della Laguna di Venezia allo scopo di ricostruire, testimoniare e valorizzare la memoria storica, la vita, la cultura materiale, le relazioni fra ambiente naturale e ambiente antropizzato, le attività e le modalità in cui gli insediamenti antropici hanno determinato e caratterizzato l’evoluzione del paesaggio”. Pertanto le finalità riguardano la valorizzazione dell’ambiente naturale e storico-culturale considerato nella sua unitarietà, la promozione della ricerca scientifica e dell’educazione ambientale, lo sviluppo sociale ed economico delle popolazioni locali, la conservazione e restauro degli ambienti tradizionali, ricostruendo le abitudini di vita e di lavoro delle popolazioni locali in relazione all’ambiente circostante, la valorizzazione degli abitati caratteristici, la ricostruzione di ambiti di vita e di lavoro tradizionali, la predisposizione di itinerari, il coinvolgimento attivo delle istituzioni e comunità locali, la promozione e sostegno di attività di ricerca relative alla storia e tradizioni locali, la promozione di attività economiche sostenibili in sintonia con l’ambiente lagunare.
Sembrerebbero tranquillamente le finalità per l’istituzione di un qualsiasi parco, nel nostro caso lagunare, invece non è così. Di parco lagunare, almeno a livello regionale, non se ne vuole assolutamente parlare. E così si crea questo nuovo Istituto Regionale denominato per l’appunto “Ecomuseo della Laguna di Venezia”.
L’ambito territoriale dell’Ecomuseo riguarda la gronda lagunare ricompresa nella conterminazione lagunare di cui al decreto del Ministro dei Lavori Pubblici del 9 febbraio 1990, allargata quindi alle isole del Lido e Pellestrina, alle fasce litoranee della penisola del Cavallino e di Chioggia-Sottomarina, dal Porto di Piave Vecchia alla foce del Brenta. Dell’Ecomuseo fanno parte anche i tratti di mare prospicienti la costa.
L’Ecomuseo prevede di sviluppare tre luoghi di accesso alla visita e alla conoscenza del territorio che vengono ubicati, per l’area di Chioggia nel Forte di S. Felice, per l’area della Laguna Centrale nell’Isola del Lazzaretto Vecchio, per l’area della Laguna Nord nel borgo di Lio Piccolo.
La Giunta regionale prevede di affidare la gestione dell’Ecomuseo per ben vent’anni, mediante un bando ad evidenza pubblica, riservato sulla base di un progetto, ad associazioni “di promozione sociale con sede nell’area della Laguna di Venezia da almeno 10 anni che svolgano una documentata attività di educazione, informazione e cooperazione internazionale anche in campo ambientale e di turismo sostenibile, legata altresì alla problematiche della Laguna di Venezia e che collaborino con le amministrazioni locali dei comuni della gronda lagunare”.
Fra i più grandi sostenitori dell’Ecomuseo, troviamo l’associazione veneziana “Forum per la Laguna”, che ha recentemente organizzato un convegno in merito nella prestigiosa sede del Palazzo Ducale di Venezia, e che spinge con forza e appoggi politici trasversali in questa direzione. Associazione che risponde pienamente a tutti i requisiti sopra esposti, con sede decennale a Venezia, che collabora con le amministrazioni locali, qualsiasi sia il colore politico, con in attivo importanti progetti europei, come “Vivilaguna”, sostenuto negli anni ’90 dal Programma Life dell’Unione Europea con il compito di progettare la diversificazione di flussi e integrazione delle aree periferiche nei percorsi di un turismo sostenibile nella Laguna di Venezia.
Nata nella sfera della sinistra, oggi pare aver decisamente cambiato direzione, in polemica continua con gran parte dell’associazionismo ambientalista storico, ha raccolto recentemente firme assieme ad alcune organizzazioni ambientaliste di destra, da Fare Verde a Umana Dimora passando attraverso organizzazioni venatorie sempre di destra, a favore degli interventi alle bocche di porto denominati “Sistema Mose”.
E, alla faccia delle denunce, quasi sempre lanciate dal centrodestra, che accusano gli “enti parchi” o i “parchi”, di essere “carrozzoni” per sperperare denaro pubblico attraverso i vari “consigli di amministrazione”, dimenticando invece il ruolo importante che hanno nel territorio spesso a contatto con le comunità locali, la Giunta Regionale prevede per le spese correnti per la gestione e sviluppo delle attività dell’Ecomuseo, una spesa continuativa di ben 500.000 euro annui e spese di investimento a seguito di accordi di programma con altri enti locali e privati, pari a 1000.000 euro.
Sono inoltre previsti 50.000 euro annui come compensi e rimborsi per i componenti del Comitato scientifico. Infatti il Progetto di Legge prevede la nomina di un Comitato Scientifico, un po’ anomalo, con funzioni consultive per la verifica delle attività dell’Ecomuseo presieduto dall’assessore all’ambiente regionale e composto dal Rettore dell’Università degli Studi di Venezia, da un rappresentante del Ministero dell’Ambiente e del Ministero della Cultura ed infine dal Direttore dell’Ufficio Unesco di Venezia.
E’ evidente che questa iniziativa nasce pericolosamente per impedire che qualsiasi “idea” di parco lagunare possa realizzarsi, dimostrando che il problema non è assolutamente economico, ma tutto politico, e pertanto, proprio per questo, serve un intervento immediato del meglio della società civile e culturale veneta, per il bene del nostro territorio e per riaprire una partita che, qualcuno, vuole chiudere molto in fretta.


