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Il piccolo museo di Pellestrina

Uscito sul n. 32 - ottobre 2008 del settimanale Carta-inserto estnord

Pellestrina, lingua di terra situata tra la bocca di porto di Malamocco e la bocca di porto di Chioggia, difende assieme al Lido di Venezia e Punta Sabbioni, la città storica di Venezia dal mare. A sua volta, Pellestrina è stata difesa nel tempo da palade di terra, fascine, pali, palificate, e dai Murazzi eretti tra il 1751 e il 1782, oggi rinforzati da una serie di pennelli a mare, che favoriscono l’accumulo di sabbia con il duplice scopo di stemperare la forza del mare e proteggerli.
Questa affascinante lingua di terra, il 4 novembre 1966 rischiò di essere distrutta dalla forza del mare. In quella terribile giornata, Venezia, la penisola del Cavallino e l’isola di Sant’Erasmo, erano battute dalle onde e sommerse; al Lido la mareggiata distruggeva gli impianti balneari; a Pellestrina i marosi irrompevano con raro impeto dalle falle aperte nei Murazzi, invadevano gli abitati, si congiungevano anche per questa via con le acque lagunari e la popolazione, circa 6.000 persone, abbandonava l’isola sulle barche da pesca, su alcune motonavi della navigazione interna e sulle vedette inviate in loro soccorso dalla Marina Militare. Ora la storia dell’isola e di quella difficile giornata sono raccontate in un piccolo e bellissimo Museo della Laguna sud creato dal Comune di Venezia-Municipalità Lido Pellestrina con la collaborazione dell’associazione “Abitanti in Isola” e trova sede nei locali della ex scuola Goldoni a San Pietro in Volta. Un piccolo ma importante percorso della memoria, dove con foto inedite e video d’epoca, si ricostruiscono in una prima stanza la storia dei Murazzi, imponenti difese a mare dell’isola,  e in una seconda stanza la drammatica giornata del 4 novembre 1966.  Di prossima strutturazione la terza sala che descriverà la pesca che, assieme all'orticoltura e alla cantieristica, rappresenta una delle attività più antiche dell'isola. E’ un percorso emozionante e cupo quello che spetta al visitatore, colpito dalle immagini della “grande paura”, dagli sguardi impauriti degli abitanti, che sfuggono dal mare e dall’acqua, risorsa di vita fino allora e ora improvvisamente sinonimo di distruzione.
“Per la comunità di Pellestrina la nascita di questo piccolo museo, afferma soddisfatto Piero Ballarin consigliere municipale eletto a Pellestrina nelle file del Pd e tra i più attivi sostenitori della nascita del museo,  significa avere la possibilità di mantenere una memoria storica della ricca tradizione e cultura
locale. Associazioni e singoli privati che nelle proprie sedi o case possedevano vari materiali che ricordavano la storia dell’isola, non avevano la possibilità di esporli per la mancanza di uno spazio adeguato, spazio che finalmente si è trovato e che tutti sperano riesca ad ingrandirsi, poiché tanto è il materiale che potrebbe essere esposto”. Piero Ballarin non nasconde di emozionarsi ancora quando entra nel piccolo museo e osserva le immagini di quel 4 novembre 1966 “ogni volta che visito il museo mi soffermo sul filmato girato nei giorni dell'alluvione montato sul diario dell'allora Comandante della stazione dei carabinieri che mi fa capire che l'isola si è salvata per un soffio. Sicuramente c’è chi ricorda ancora quei momenti con paura, anche perché l'isola era stata quasi completamente evacuata e la paura di perdere tutto quel poco che si aveva era grande. Ora con tutti gli interventi fatti (sistemazione Murazzi con costruzione di una nuova spiaggia e rifacimento delle rive lato laguna lungo tutta l’isola) la paura ovviamente è diminuita. Penso comunque che quei particolari momenti vengano ricordati con la consapevolezza che contro la natura poco si può e il mare che sino a quel momento era stato uno dei pochi elementi di sopravvivenza per la comunità, era diventato la fonte di distruzione totale della propria terra”. Un plauso quindi va fatto all’arch. Vidal del Comune di Venezia, vera mente del museo, che assieme al delegato alla cultura della Municipalità Stefano Stipitivich, hanno creduto sempre alla realizzazione di questo piccolo percorso storico che nasce da basso, dalla gente comune, un percorso conclude Ballarin “che può insegnare ai giovani come eravamo e quali sono stati, e dovrebbero essere, i veri valori guida della nostra comunità”.

Ultimo aggiornamento ( Lunedì 30 Marzo 2009 15:19 )

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