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L'Italia sia libera dagli Ogm

Uscito su TERRA NORDEST 30 marzo 2010 

Finalmente pochi giorni fa il Ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia ha firmato il decreto per vietare la coltivazione di Ogm in Italia. A parte poche eccezioni, Terra è una di queste, la stampa nazionale non ha dato risalto al valore di questa firma. E’ un atto legislativo invece che ribadisce la scelta di un modello di sviluppo agroalimentare sostenibile e libero dagli Organismi Geneticamente Modificati.
Il decreto, inoltre, ristabilisce anche il rispetto del principio di precauzione e della volontà dei cittadini italiani che non vogliono coltivare, né consumare le colture biotech.

Molti hanno messo in risalto il fatto che questa scelta è stata effettuata appena 24 ore dopo rispetto alla decisione della Commissione Sementi di non inserire il Mon810 nel Registro delle varietà vegetali, impedendo di fatto l'introduzione di Ogm nei campi italiani.
Interessante è invece notare che proprio poche settimane fa è stato ricostituito a livello nazionale un coordinamento di importanti forze economiche e sociali del Paese, per ribadire con forza la necessità di tenere fuori gli Ogm dal nostro sistema agroalimentare. La task force per un'Italia Libera da Ogm è rappresentativa di una buona parte del mondo agricolo (non si tratta, insomma, di uno sparuto gruppo di imprenditori, quale è il caso di Futuragra, che minaccia di coltivare comunque mais Ogm nel pordenonese), di tutte le forze ambientaliste, dei consumatori, della cooperazione, della distribuzione. Una scelta che trova alleati in Europa: Austria, Germania, Lussemburgo per citare alcuni Paesi. Ma in questi giorni pure la Bulgaria ha legiferato per vietare la coltivazione di Ogm (a scopo commerciale e sperimentale) e il fatto che questo risultato sia stato ottenuto grazie alle pressioni “dal basso” di una Coalizione di associazioni, ci fa capire l'importanza del coinvolgimento della società civile nel processo di “liberazione dagli Ogm” dell'Europa. La Bulgaria ha approvato una legge che vieta l'uso di Ogm vicino le aree protette (ad una distanza di 30 Km), vicino alveari di api (10 Km) e aziende biologiche (7 Km), impendendo di fatto l'introduzione delle colture biotech nel Paese. Questo risultato è stato ottenuto soprattutto grazie al lavoro condotto dalle associazioni sul territorio. Tale associazioni, riunite in una Coalizione Bulgaria Libera da Ogm, sono riuscite a sensibilizzare i cittadini (il 97% dei bulgari, secondo l'ultimo sondaggio 2010 del Centro nazionale per lo studio dell'opinione pubblica di Sofia , ha dichiarato di voler mantenere il divieto di utilizzo di Ogm) e ad opporsi ai tentativi politici di liberalizzare l'utilizzo dei prodotti biotech. La Bulgaria è l'ennesima dimostrazione pertanto che gli Ogm trovano terreno fertile solo laddove viene a mancare una discussione democratica che coinvolge la cittadinanza e le forze economiche e sociali dei Paesi. Le multinazionali del biotech sono consapevoli di questa loro intrinseca debolezza e quindi fanno pressione su enti che possono prendere decisioni dall' “alto” (Commissione Europea) e su enti deputati ad emettere valutazioni scientifiche sugli Ogm (Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare).
Appare quindi importante la mobilitazione dal “basso”, l’aggregazione di forze trasversali e oggi, in Italia e in particolare nel nord-est, si sta realizzando questo progetto nella consapevolezza che non basta la posizione contraria del Ministero italiano ma pure le Regioni ora devono opporsi ufficialmente all’introduzione degli Ogm. Così sia nel Veneto che nel Friuli Venezia Giulia, quest’ultima Regione più interessata dal problema dopo la vittoria nel ricorso al Consiglio di Stato di Futuragra, si sono realizzate coalizioni “Liberi da Ogm” per far pressioni nelle rispettive Regioni affinché si legiferi definitivamente in merito agli Ogm e ai piani di coltivazione in campo aperto. In Friuli in particolare, grazie al prezioso lavoro di coordinamento del Wwf friulano, verrà presentata una proposta di legge che, nell'intento dei proponenti, andrà a normare la tutela della biodiversità e dei prodotti agroalimentari di qualità e tradizionali del territorio regionale, dall’emissione deliberata in ambiente di organismi geneticamente modificati (Ogm). La battaglia contro gli Ogm è solo agli inizi.

Una legge per l'agricoltura (box)

Sotto il coordinamento del Wwf  Friulano, oltre 40 associazioni e organizzazioni del Friuli Venezia Giulia, agricole, ambientaliste, culturali e di tutela dei consumatori, hanno redatto una proposta di legge regionale “Norme in materia di tutela della biodiversità e dei prodotti agroalimentari di qualità e tradizionali del territorio regionale dall’emissione deliberata in ambiente di organismi geneticamente modificati (OGM)” che fa proprio il tema della difesa delle risorse genetiche del territorio e della qualità delle colture e degli alimenti.
L’obiettivo è quello di tutelare la specificità, l'originalità, la territorialità della produzione agro-alimentare e del consumo regionale, anche a garanzia della sicurezza alimentare e della qualità di vita dei propri cittadini.
Inoltre si intende sostenere e favorire la produzione e il consumo di prodotti tipici, di qualità, e biologici, promuovendo iniziative di comunicazione e di educazione alimentare sul tema. È una proposta di legge che, nell'intento degli aderenti, può costituire l'avanzamento verso la concreta speranza di un maggiore benessere personale e collettivo, e che si auspica possa essere presa in considerazione e adottata anche da altre Regioni italiane.
I proponenti sollecitano i consiglieri della Regione Friuli Venezia Giulia a presentare la proposta di legge – inviata trasversalmente a tutti i gruppi politici – e a discuterla con urgenza.
Contatti: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

La coalizione si mobilita (box)

Da poche settimane è nuovamente attiva pure nel Veneto una Coalizione liberi dagli OGM . Su iniziativa della Coldiretti Veneto, con la collaborazione dei Vas veneti, Federconsumatori, Adiconsum, Wwf, Legambiente, Confartigianato, Cna, UNCI Coldiretti, Lega pesca e Slowfood, si sono incontrate e hanno costituito una coalizione anti Ogm nel Veneto a favore di una agricoltura intesa come fattore di differenziazione competitiva e di qualità complessiva ovvero identitaria e non omologata. Per le organizzazioni della coalizione il modello Ogm presuppone l’omologazione delle produzioni agroalimentari regionali. Pertanto dire no agli Ogm significa dire sì alla riconoscibilità e alla qualità delle produzioni. All’assessore all’agricoltura regionale Manzato hanno chiesto che la Regione Veneto dica no agli Ogm nel nuovo statuto regionale e nel “Piano regionale di coesistenza” previsto dalla Legge nazionale di riferimento. L’assessore in scadenza ha risposto positivamente a queste istanze confermando il no all’introduzione del transgenico in agricoltura. Ora la palla passa al nuovo Presidente Regionale. 


 

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