Uscito su TERRA NORDEST il 14 dicembre 2010
Il 4 dicembre scorso il Comitato referendario Belluno Autonoma Dolomiti Regione ha depositato al Consiglio Provinciale di Belluno la richiesta popolare per l’indizione di un Referendum Provinciale. Al Presidente del Consiglio Provinciale Stefano Ghezze sono state consegnate 16.500 firme di Bellunesi che chiedono Belluno Autonoma nella Regione Dolomiti. Altre firme, fanno sapere i promotori, sono in arrivo. Ora la decisione spetta al Consiglio Provinciale di Belluno per il via libera alla consultazione.
La notizia fa sicuramente scalpore per diversi motivi. Innanzitutto esser riusciti a raccogliere tutte queste firme in poco tempo e in un periodo dove la popolazione è stanca e distante dalla “politica” è un risultato di tutto rilievo. Poi il fatto che la gente bellunese chieda con grande forza una regione autonoma in un Veneto a guida leghista e in un Paese dove, in teoria, il federalismo era una priorità del malandato Governo Berlusconi, suscita non poche perplessità e dovrebbe far suonare qualche campanello d’allarme alla maggioranza che governa la regione e il Paese. La trasversalità di questo movimento referendario è stata una forza e le popolazioni locali hanno guardato con interesse all’iniziativa. Va ricordato infatti che numerosi amministratori e Sindaci hanno firmato la proposta referendaria andando contro le linee dei rispettivi partiti. I promotori sul loro blog hanno scritto “mai visti i montanari delle Dolomiti accogliere una proposta così complessa e difficile con tanta serena determinazione. Hanno firmato comprendendo le necessità che ci hanno imposto questa scelta. Hanno condiviso con noi la consapevole difficoltà che questa iniziativa comporta. Non abbiamo, per scelta, venduto sogni e illusioni. Non abbiamo fatto credere che l’autonomia che vogliamo, sarà la soluzioni di tutti i problemi che abbiamo”. Una riflessione sicuramente “di parte” ma non proprio lontana dalla realtà. I nemici del referendum, anche questi trasversali sia a sinistra che a destra, Lega compresa, avevano addirittura accusato i promotori di andare contro la regione o la nazione, “le appartenenze nazionali e regionali sono molto importanti (noi non abbiamo alcuna ostilità né contro Roma né contro Venezia), rispondono i promotori sul loro blog, ma queste non ci proteggono dalla dissoluzione indotta dalla globalizzazione. Solo comunità forti, sicure di sé, con adeguati strumenti amministrativi, con una coesione fondata sulla leale collaborazione, possono affrontare il mare aperto della competizione internazionale. Non è più tempo di liti e divisioni, è il tempo di remare insieme per decidere quale futuro dare ai nostri figli e ai nostri nipoti. Non è necessario avere le stesse opinioni, ma dobbiamo assumerci tutti questa responsabilità. Se lasciamo le cose come stanno alcune comunità bellunesi si estingueranno, altre ci abbandoneranno, la stessa sopravvivenza dell’ente Provincia sarà messa in discussione”. Ora i promotori si appellano al Consiglio provinciale per l’indizione del referendum. Successivamente dovranno avere, cosa non facile, la capacità di mobilitare nuovamente la popolazione per vincerlo. Poi ancora bisognerà seguire il percorso della Legge Costituzionale per l’adesione alla regione Trentino Alto Adige con la proposta di modificarne il nome in Regione Dolomiti. Un percorso onestamente arduo e ricco di ostacoli, i promotori confidano sulla forza e il coraggio dei bellunesi, vedremo se basterà.